L’occasione perduta
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Incontro un’amica inserita in un percorso di crescita manageriale nell’azienda nella quale lavora da poco. Mi racconta di un’avventura che si prospetta stimolante, deve gestire un gruppo di persone e il suo lavoro le piace. Mentre parliamo la sua bimba di quasi 5 anni non dà segni di volerla lasciar chiacchierare in pace. Sta comoda in braccio alla sua mamma. E allora il discorso cade li, su come si gestiscono lavoro e famiglia, cosa fa l’azienda per agevolare le carriere delle donne. E parte lo sfogo.
Iniziamo dal primo controsenso. Internet e i laptop sono ‘status’. Ai livelli intermedi non vengono concessi. “Un assurdo, dice, perché così alle 7 di sera esco dall’azienda e se ne riparla il giorno dopo. Mentre se potessi anche solo sbrigare alcune cose dopo che la mia bimba è andata a dormire il giorno dopo arriverei in ufficio più tranquilla. Per ora niente da fare. Contenti loro…”. E veniamo ai capi. “Con il mio capo diretto vado d’accordo, ma con il capo del mio capo proprio non c’è feeling. È una donna. Che invece di far crescere le sue persone punta ad avere un gruppo di esecutori. So che ha un figlio, mi chiedo come l’abbia educato…”. Dirigere le persone èun’arte. Sul numero che stiamo per pubblicare di Sviluppo&Organizzazione riportiamo l’intervista che mi ha rilasciato l’Abate Primate dei Benedettini Nokter Wolf che ha scritto un bellissimo libro ‘L’arte di dirigere le persone’, appunto, in cui spiega che un leader deve essere capace di far crescere le persone, guidarle, indirizzarle affinché diano il meglio di sè. In un contesto libero dalla paura. Esattamente come dovrebbe fare un genitore che conosce il proprio mestiere. Ma non tutti sanno fare i leader. Le donne poi, quando probabilmente non sanno come fare perché non hanno modelli di riferimento, danno il peggio di sè.
E perdono un’occasione.