Leadership: meritarsi la stima degli altri

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Mariachiara Novati ha organizzato nella giornata di ieri il terzo congresso nazionale Macse, l’associazione che ha fondato e che riunisce un network di assistenti di direzione. Ho partecipato ai lavori del pomeriggio insieme con Maurizio Bottari, Amministratore delegato di Ambire, società di consulenza specializzata nell’area delle risorse umane, Lucia Fracassi, membro della fondazione Bellisario e Gianna Detoni, Managing Director di Panta Ray. Tema della giornata le quote rosa. In realtà gli interventi dei relatori sono stati un’occasione per ragionare sul lavoro femminile. Confrontarsi è sempre utile, soprattutto se gli stimoli provengono da chi cerca di guardare agli eventi con uno sguardo che dimentica stereotipi e luoghi comuni. Maurizio Bottari premette di avere tre figli e una moglie che ha sempre lavorato. Come dire, ‘non parlo per sentito dire, so cosa vuole dire per le donne tenere insieme tutto. E so cosa dobbiamo fare noi perché questo tutto resti insieme’. Bravo. Rincara anche la dose sottolineando che non si può essere perfetti in tutto, ma ci sono aree in cui possiamo aspirare all’eccellenza. E dobbiamo fare di tutto per raggiungerla. Parole sacrosante, bene ogni tanto sentirsele ripetere. Se provengono poi da una voce maschile tanto meglio. Gianna Detoni è tra i maggiori esperti a livello internazionale di tecniche di organizzazione e Risk Resiliency e oggi, con la sua società Panta Ray offre servizi di consulenza e formazione sulla sicurezza e organizzazione aziendale. Già il titolo del suo intervento è illuminante: Perché le donne non devono essere eccellenti. Già, perché? Perché andiamo già benissimo così, togliamoci di dosso questa ossessione, facciamo bene quel che sappiamo fare. Infine Lucia Fracassi ci guida in un ragionamento sulla leadership partendo da una definizione che sottolinea non essere sua ma di Gandhi: ‘Penso che una volta la leadership significasse imporsi; oggi è possedere le qualità necessarie per meritare la stima degli altri’. Avete una definizione migliore?

 

 

Commento

  • Cara Chiara,

    grazie per essere intervenuta sabato, le tue osservazioni sono state spunto di riflessione per tutte noi.

    Per quanto riguarda l’atteggiamento delle donne, penso che la colpa sia in gran parte nostra.

    Se torniamo indietro al femminismo, anche Gianna Detoni, femminista dichiarata, durante il nostro congresso, ha detto che le femministe venivano e vengono viste come delle donne brutte, aggressive, la totale antitesi della femmininità.

    Noi 40 anni dopo stiamo cercando di recuperare la nostra femminilità in giusta dose da inserire con modalità corrette nel contesto lavorativo.

    Ma già negli ani 80 il nostro atteggiamento era sbagliato.

    Ricordate i primi film in cui le donne dimostravano interesse per la carriera?
    Come erano vestite?
    Ricordate quegli orribili tailleur pantalone con la giacca a doppio petto e le spallone giganti?

    Scimmiottavano i completi maschili. Per farsi accettare.

    Lo stesso è successo ai comportamenti.

    Ma in realtà non dobbiamo farci accettare, dobbiamo semplicemente ampliare la nostra presenza in modo che sia normale vedere gonne e golfini nei Consigli di Amministrazione.

    Ai nostri giorni la situazione si è addirittura ribaltata e molte donne manager, a qualunque età, sono in minigonna e tacco 12.

    Very aggressive, ma anche molto ridicolo, cercare di attirare l’attenzione maschile con la sessualità e non con la professionalità.

    Segno di insicurezza e mancanza di autostima.

    A questo aggiungiamo poi che, non potendo usare questi mezzucci per una sana compatizione con altre donne, finisce sempre che invece che fare squadra con le colleghe, le donne cercano di eliminarle.

    Per esperienza personale l’ho visto succedere a livello di Amministratore Delegato, donna, che ha licenziato tutte le sue prime linee femminili e le ha sostituite con uomini.

    Quanto sarà costato all’azienda il capricetto della signora?

    Sicuramente molto di più che far crescere e aiutare le donne che già c’erano, nel caso le avesse ritenute non proprio all’altezza.

    Licenziare un dirigente è costosissimo, far crescere una persona è un vantaggio per la persona, ma anche per l’azienda.

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