Gli uomini non vogliono tutto
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Oggi pomeriggio ci troveremo in Università Cattolica per il primo tavolo di lavoro dedicato all’equilibrio di genere come nuova frontiera nelle organizzazioni. Temi ricorrenti: conciliazione, worklife balance, valorizzazione del talento femminile nelle organizzazioni. Chissà perché, ma la sensazione che questi temi siano ancora di interesse prevalente dell’universo femminile c’è.
Naturalmente il nostro Innovation Lab dedicato al gender balance è popolato da uomini che hanno maturato una grande consapevolezza rispetto al problema e, nel loro ruolo di responsabili del personale, hanno chiaro che doversi privare di risorse di talento per il solo fatto che fan fatica a tenere insieme tutto è miope. E avviano politiche di conseguenza. Forse è interessante però aver chiaro che questa esigenza del tenere tutto insieme ce l’hanno le donne più degli uomini. Mentre le donne vogliono tutto – e con tutto intendo, appunto, l’equilibrio tra famiglia e carriera – siamo proprio sicure che anche i nostri colleghi uomini condividano questo desiderata? Il dubbio mi viene leggendo la dichiarazione di un giornalista inglese, Toby Moorsom Young, giornalista britannico padre di 4 figli penna dell’Independent e dell’Evening Standard. “Badare ai figli piccoli è tremendo – dice – in confronto l’ufficio è un paradiso”. L’importante è parlar chiaro. Se tanti uomini, padri, stanno in ufficio ben oltre l’orario non sarà che, come scrive il nostro esimio collega, il momento bagnetto-pappa-nanna è un momento dall’intensità paragonabile alla seconda guerra mondiale? Le donne non lo ammettono perché tormentate dai sensi di colpa… In sostanza, questa ansia dell’equilibrio è qualcosa di legato al nostro essere madri, per i papà dedicare qualche minuto ai figli prima di dormire e condividere qualche attività nel fine settimana è già abbastanza. “Alcuni uomini negheranno – dichiara il giornalista nelle pagine del settimanale – ma qualunque uomo sostenga di trarre un autentico piacere dal guardare il figlio che interpreta una stella alla recita di Natale per il quarto anno consecutivo è uno sporco cacciaballe”. Quando i miei figli erano piccoli, uscire di casa tutti e tre alle 8 del mattino significava vivere momenti di autentico far west metropolitano. La scrivania era la mia oasi di pace, quando la raggiungevo dopo avere accompagnato Andrea e Giovanni a scuola la sensazione era di una strada tutta ‘in discesa’. Come dire, il più era fatto, la giornata poteva proseguire in tranquillità. Ecco, la sensazione è che i nostri colleghi apprezzino anche troppo questa ‘scrivania-oasi’. E finché il tema conciliazione e work life balance resterà nell’immaginario un argomento femminile sarà difficile fare grandi passi avanti. Solo quando le responsabilità saranno davvero condivise uomini e donne sentiranno l’urgenza di vivere in modo più equilibrato la dimensione privata e quella professionale. Se non si partirà da questa condivisione di prospettive, per quanto efficaci possano essere le azioni messe in atto dalle aziende, queste saranno sempre percepite come iniziative volte a sostenere il lavoro femminile. Mentre il salto culturale ci sarà quando si inizieranno a sostenere le persone, indipendentemente dal loro genere. Partiamo allora dal linguaggio e cominciamo a cambiare le parole che usiamo, troviamo maggiore equilibrio anche qui e immaginiamo un’organizzazione all’interno della quale convivono persone che, ognuna nel proprio ambito, ha qualcuno di cui si deve occupare: un figlio, un genitore anziano, un parente. Così smetteremo di guardare alle donne come i soggetti da aiutare con ‘politiche mirate’. Tutti abbiamo bisogno di aiuto. La potenza evocativa delle parole è enorme. Facciamone buon uso.
paolo canal
Tutto mi sembra molto interessante. Personalmente credo molto anche alle forme di welfare di prossimità. Ad esempio: un condominio che si organizza per prendere in carico le famiglie di anziani fragili: qualcuno va a fare la spesa, qualcuno assicura la compagnia, qualcuno misura la pressione e va in farmacia….Credo sarebbe un grande aiuto per le donne, su cui attualmente pesa tutto il welfare!
elisabetta favale
gentilissimo Paolo! quello di cui lei parla, il welfare condominiale, io lo sto realizzando davvero con la mia Onlus! Spaziocuore, creata proprio per dare servizi come la governante condominiale, una sorta di mary poppins che in sharing su più famiglie dello stesso condominio le aiuta nella vita quotidiana!
io lavoravo, fino allo scorso dicembre, in una multinazionale, il condominio per me è sempre stato la mia famgilia (ho cambiato 19 case, città) ho deciso finalmente di fare il mio downshifting dedicandomi a un servizio come questo!