Contrordine ragazze. Tutte a casa!

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Strane notizie in questo strascico d’estate. In Gran Bretagna dopo gli onorevoli traguardi raggiunti dall’occupazione femminile si sta verificando il primo stop. Le figlie di quelle donne che sono riuscite a mettere insieme tutti i pezzi della loro vita e portare nel loro paese l’occupazione femminile al 70% (lontanissimo dal nostro neanche 50), le millennials d’oltremanica tirano il freno a mano e esplicitano un radicale cambio di rotta: i figli sono più importanti del lavoro, meglio che i bimbi vengano cresciuti dalle madri (al bando dunque qualsiasi forma di outsourcing domestico). Dietro a questo clamoroso dietro front c’è anche un diverso ‘assestamento’, diciamo così, dei nuclei famigliari. Si divorzia meno (anche in Italia peraltro, perché in pochi se lo possono permettere, forse) e diminuiscono le esigenze di tutela che il lavoro di entrambi porta con sé. Insomma le ragazze inglesi se la prendono comoda e mettono la maternità come priorità al termine degli studi. Da noi le cose non vanno proprio così. Innanzitutto perché i numeri di partenza sono diversi, l’occupazione femminile è ancora lontana dalle percentuali inglesi. Le millennials italiane i figli non li fanno proprio, da noi va di gran moda la ‘maternità ritardata’: le donne che fanno figli tra i 35 e i 44 anni sono più delle donne tra i 25 e i 34. Le italiane privilegiano il lavoro (quando c’è), alla maternità. Siamo più affini alle colleghe di Taiwan, che alla famiglia privilegiano il lavoro. Loro in realtà, per non precludersi la possibilità di diventare madri si sono organizzate e congelano gli ovuli. Avanti tutta con la carriera e il figlio quando si potrà. Sull’eccesso di pianificazione ho un’idea chiara: trovo triste programmare troppo. Ma la scelta, imposta in realtà, di rinunciare alla maternità perché il lavoro non c’è e la stabilità di conseguenza nemmeno, che sembra accomunare le millennials di casa nostra, è triste altrettanto. Facile dire che bisogna osare di più. Ma se i figli diventano un lusso, c’è qualcosa che non va. Secondo me. 

Comments (5)

  • Anch’io penso che la diffidenza verso la maternità sia un segno inquietante, probabilmente di mancanza di slancio vitale.
    Sulla questione dell’eccesso di programmazione: la filosofia contemporanea, da Martin Heidegger alla Scuola di Francoforte, ci direbbe che questo è il dato caratteristico dell’epoca moderna e contemporanea, postesi sotto il governo della razionalità tecnica. Cosa c’è, infatti, di più tecnico del calcolare i fini, i mezzi relativi ai fini, i tempi opportuni e le risorse necessarie? Quasi un business plan?

  • Vorrei riportare solo un aneddoto… ho recentemente avuto il piacere di conoscere una brillante e giovane insegnante di inglese… che ha vissuto a Londra…
    parlando di lavoro e cultura mi racconta che ha vissuto sulla proprio pelle un episodio che io definirei “straordinario”!!!

    si trova ad assistere, presso l’azienda in cui lavorava a Londra, alle selezioni per una nuova assunzione, tra le candidate, una ragazza incinta…

    al termine dei vari colloqui, la ragazza incinta viene scelta…

    la mia conoscente, si confronta con il titolare della selezione e chiede a questo perchè.
    lui la guarda e le rigira la domanda…PERCHE, CHE COSA???
    perché ha scelto una donna che è all’ottavo mese di gravidanza??!

    E PERCHE’ tu che sei donna mi fai questa brutta domanda? Quella donna è preparata ed ha tutte le carte in tavola per essere una vincente, la maternità è un diritto che rispetto e condivido per cui metterei in ogni caso in preventivo la cosa, prima o dopo cosa cambia! la PERSONA è validissima e vale la pena di investire!!!!

    beh…questa storia mi ha STUPITA ed il fatto che abbia stupito pure me, che sono una donna tecnico elettronica… come mi dicono… che penso di credere più di tanti e tante altre alla parità dei sessi e delle opportunità, insomma il fatto che mi abbia STUPITO la dice lunga sulla condizione culturale in cui viviamo in Italia…
    concludo dicendo viva l’INGHILTERRA!!!!

  • Se esistono io ancora non le ho per così dire “incontrate”!!!
    non solo…mi è capitato di recente di essere stata definita ‘inappropiata’ a causa, se di causa si può parlare, delle mie gambe!

    purtroppo esistono ancora oggi in Italia, realtà molto sessiste, e queste realtà si “respirano” soprattutto nei reparti prettamente maschili.

    Fortunatamente, non tutti la pensano in questo modo…ma tanti si!
    questa è la mia esperienza, la mia e quella di tante donne tecnico.

    sapere, che vi sono realtà differenti anche in Italia, mi conforta…certo mi piacerebbe “tastare con mano”!

  • Condivido con Tiziana il suo sgomento. Proprio da poco, una mia cara amica (un’ottima e affermata lavoratrice) mi raccontava le difficoltà nel gestire nuovi incarichi che le hanno affidato nella sua azienda. Nello specifico, l’assunzione dell’intero carico di lavoro di un lavoratore che ha lasciato l’impresa e non è stato rimpiazzato. Durante una riunione, i dirigenti (maschi) dell’azienda le hanno imposto, senza mezzi termini, di continuare a svolgere la sua funzione e di caricarsi della nuova, senza alcun benefit economico (nemmeno il riconoscimento di eventuali straordinari). Mi è piaciuto la parola “eventuali”: è chiaro che due funzioni in una, in una giornata lavorativa che già supera le 9 ore giornaliere, significa la condanna a lavorare molto di più, e per giunta gratis. La mia amica specificava che in questo modo non avrebbe potuto garantire la qualità del lavoro, e che il problema non era lo straordinario ma l’assunzione di un ruolo diverso dal suo, che non sentiva in accordo con le sue qualità professionali. Le è stato risposto di non avere scelta, e “pazienza se il fidanzato brontola un po’ perchè non vi vedete così spesso”. A parte che sanno benissimo che è sposata da anni, lei ha comunque risposto che non vedeva alcuna attinenza di questo commento, che la vita con suo MARITO non c’entrava nulla in quanto si stava discutendo di lavoro e non dei suoi fatti personali. Si è detta rammaricata di veder virare il discorso su un argomento simile, visto che non si sentiva presa sul serio per ciò che concerne l’organizzazione del lavoro. C’è stato un risolino generale, e la riunione si è conclusa così. Io non so se ad un lavoratore maschio avrebbero mai fatto un simile discorso, sul tempo che trascorre con la “fidanzata” …

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