Le gravidanze delle ‘non’ Michelle
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Michelle Hunziker partorisce e annuncia che non smetterà di lavorare. Dopo qualche giorno dal parto eccola in video fedele agli impegni presi con l’emittente per la quale lavora. E il dibattito impazza. Se è vero che la gravidanza non è una malattia è necessaria una fase di riassestamento psicologico. Dopo il parto bisogna trovare un nuovo equilibrio, il corpo è cambiato e bisogna iniziare a coltivare la relazione con il bambino, il ritmo del bimbo non è il nostro, bisogna costruirlo poco a poco. Il momento è delicato e va affrontato con calma. Il parto è una banalità ma rappresenta uno degli eventi più grandi, un momento di grande intimità. E così avanti. Tutto verissimo e ovviamente condivisibile. Talmente condivisibile che nulla si può aggiungere. Se non che Michelle Hunziker non è una manager d’azienda con un lavoro senza orari o, più semplicemente, una donna impegnata dalle 9 alle 18. Michelle lavora in televisione, sa esattamente a che ora uscirà di casa e quando rientrerà. Può naturalmente permettersi una efficientissima rete di sostegno che accudisca la sua bimba qualche ora (perché di questo si tratta). Quindi, per quale ragione non onorare un impegno? La gravidanza, appunto, non è una malattia e chiunque abbia partorito ha certamente sognato di potersi dedicare qualche ora al giorno a qualcos’altro, senza ovviamente nulla togliere alla costruzione della relazione con il proprio bimbo. Lei stessa ha sottolineato l’eccezionalità della sua condizione, se il suo lavoro avesse richiesto un impegno differente certamente avrebbe preso altre decisioni. Il problema non è che Michelle vada qualche ora al giorno in televisione. Colpevolizzarla per questo lo trovo fazioso. Il problema vero è che nel nostro paese ci sono mamme che a tre mesi dal parto devono rientrare al lavoro perché il bilancio familiare mal sopporta la decurtazione dello stipendio. E quel che ne resta, dello stipendio, se ne va per pagare strutture che dovrebbero essere garantite dalle istituzioni. Michelle, che può, se ne vada serena qualche ora in video. È delle mamme che hanno un lavoro normale in un Paese dove di normale non c’è più nulla che ci dobbiamo occupare.
paolo canal
Ci sono anche mamme che devono tornare al lavoro per paura di non trovarlo più al loro rientro…
Ieri sera, da Fabio Fazio, qualcuno ha detto che se 20° secolo è stato il secolo della libertà perduta e ritrovata, il 21 ° secolo dovrà essere il secolo della dignità, soprattutto femminile. Mi sembra non si possa che condividere!