La palla che non rimbalza

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La riforma del lavoro è stata paragonata a una palla da rugby: una palla che rimbalza male. Abbiamo cercato di capire il significato del Jobs Act nel corso del convegno che abbiamo organizzato ieri a Milano con la nostra rivista Sviluppo&Organizzazione. Docenti di diritto del lavoro, economisti, responsabili del personale ci hanno aiutato a circoscrivere il problema. Con noi anche la presidente di Aiso, Cetti Galante, perché l’attenzione alle politiche attive è un pilastro di questa riforma. Scardinare atteggiamenti passivi nei confronti del lavoro alimentati da ammortizzatori sociali lunghi sarà già un grande passo avanti. Ma cosa succederà all’interno delle aziende? Ci saranno due categorie di lavoratori, sempre assunti a tempo indeterminato, che godranno di regimi differenti rispetto ai licenziamenti: i lavoratori già assunti avranno più possibilità di essere reintegrati mentre quelli assunti dopo la riforma potranno contare su una indennità. Uno scenario che, ha sottolineato il Professor Franco Carinci dell’Università di Bologna, può creare due sottosistemi impegnati fianco a fianco. Potenzialmente lo scenario gestionale si complica. Può darsi. Ma i responsabili del personale intervenuti alla nostra tavola rotonda pare accolgano con favore una dimensione normativa più snella, una riforma che consentirà di prevedere con maggiore certezza i costi di operazioni di ristrutturazione. E una maggiore certezza potrà attrarre anche investimenti dall’estero (Angela Merkel, in visita a Firenze, non ha risparmiato gli elogi al Jobs Act…). Come ha ben rimarcato Dino Caprioni, che gestisce le risorse umane di GE Water & Process Technologies, gli effetti di qualsiasi riforma si annullano se non accompagnati da politiche di sviluppo economico, di semplificazione della nostra burocrazia, di maggiore regia tra il mondo della formazione e il mondo del lavoro. Il tema di fondo è proprio questo. Che significato diamo oggi al lavoro? Gli imprenditori hanno la responsabilità di individuare delle opportunità e i lavoratori devono contribuire a realizzare un sogno. Corresponsabilità può essere forse la parola chiave. Sentirsi tutti più responsabili nei confronti di un sistema, può essere già un ottimo inizio.

Comments (2)

  • Si spera in decreti integrativi che rafforzino le potenzialità positive della riforma in tema di politiche attive ma che consentano ai lavoratori neoassunti di non essere di ‘serie b’ e avere diritti maggiori su cui, per ora, la riforma tace; o meglio, minimizza alla soglia della dignità del diritto al lavoro.

  • Forse sarebbe auspicabile un ridisegno complessivo delle relazioni tra impresa e lavoratori, tanto per cambiare sul modello tedesco, preso però nella sua complessita’ e non a frammenti spesso di valore quasi propagandistico

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