La forza della mindfulness
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Viviamo in un presente accelerato, la velocità dei cambiamenti è largamente superiore alla nostra capacità di comprensione e adattamento. Il bisogno di fermare la corsa è irrefrenabile, la sensazione di perdita di controllo si alimenta come una malattia che si sviluppa silenziosamente dentro di noi. Da qui la necessità di incamminarsi in un percorso di maggiore comprensione di noi stessi. Con queste riflessioni si apre il libro Mindfulrevolution, un’esortazione a mettere un freno a quella sgradevole sensazione di vivere come pietre che rotolano velocemente lungo una china scoscesa che non si sa dove fa a finire, scrive l’autore Marco Poggi. Il bisogno di fermare la corsa cresce proporzionalmente alla velocità degli stimoli ai quali siamo sottoposti e la sensazione di perdere il controllo aumenta. Da qui la domanda dell’autore. Il nostro cervello è adatto al mondo all’interno del quale siamo immersi? La riposta è interessante perché ci pone di fronte a un bivio. Dipende, scrive l’autore. Dipende dall’uso che ne facciamo.
Le neuroscienze hanno dimostrato che il cervello è plastico, si trasforma durante la nostra vita ed è responsabilità di ciascuno costruire nuovi agglomerati sinaptici, legati alle esperienze che viviamo ogni giorno. È quindi una nostra responsabilità condurre ‘buone esperienze’, che corrispondono al concetto neuroscientifico di brain wellness: un cervello funziona bene se collegato ad esperienze di apprendimento continuo e di equilibrio. Qui ci avviciniamo al punto. Se il cervello si trasforma in base alle esperienze che vive, se le nostre esperienze sono frenetiche, accelerate e stressanti anche il nostro cervello impara ad essere frenetico, accelerato e insicuro, sarà fatalmente distratto se viviamo esperienze di disattenzione continua. Siamo immersi in un flusso di disattenzione costante, in uno stato definito di mind wandering rischiamo di non distinguere i pericoli reali da quelli immaginari: una situazione che genera stress e compromette la qualità del lavoro, delle relazioni, della vita.
La mindfulness, ci spiega l’autore, è una risposta alla china sulla quale siamo pericolosamente avviati. Nello stato di mindfulness la mente diventa più spaziosa e ci permette di entrare in una relazione più profonda con ciò che stiamo vivendo. In questo modo sarà più facile rifocalizzare l’attenzione dove abbiamo deciso debba essere focalizzata evitando di essere travolta da contenuti mentali disordinati. La mindfuless – scrive Poggi – è uno stato modificato di coscienza e, quando si presenta, cervello e mente si trasformano, le persone diventano più calme, vitali, più connesse con gli altri e più capaci di agire in modo deliberato e non compulsivo. Ecco cosa intende l’autore quando scrive che la consapevolezza è un’esperienza fisica.
Le grandi trasformazioni che stiamo vivendo – geopolitiche, macroeconomiche, tecnologiche e culturali – richiedono una nuova consapevolezza, un innalzamento del livello di stabilità e maturità psicologica, una nuova saggezza. Servono menti aperte, lucide, flessibili e consapevoli ma occorre un impegno serio, un allenamento mentale basato su lavoro e disciplina. La pratica della mindfulness discende dalla millenaria tradizione buddhista: la consapevolezza è il risultato di un percorso, un lavoro che ognuno deve fare su di sé. Non ci stiamo confrontando con una recente teoria dello sviluppo umano, ci tiene a precisare l’autore. La mindfuness sta sulle spalle del Buddha, da qui tra la sua forza.
Abbiamo bisogno di recuperare il potere della concentrazione, la capacità di mantenere una relazione stabile con uno specifico oggetto, spiega Poggi, e chi pratica la mindfulness sviluppa una maggiore capacità di concentrazione. Senza disciplina – questo il pericolo – la vita rischia di perdersi nel disordine pulsionale. Il segreto non è quindi imparare a ottimizzare il tempo ma aumentare la capacità di dedicarsi pienamente a ciò che stiamo facendo. Ecco perché l’autore, parlando del lavoro, lo etichetta come esperienza spirituale.
Non sempre facciamo buon uso delle nostre energie, bruciate da un affaticamento mentale. La nostra mente è ingombra come un solaio stipato all’inverosimile, non abbiamo spazio per far entrare luce, aria e ossigeno. Da qui la spossatezza, il senso di affaticamento che si impadronisce di noi. E la mindfulness serve anche a questo, ad allontanare i processi di distrazione continua, a tenere lontani ricordi e fantasie, ad essere presenti a se stessi. E, di conseguenza, evitare comportamenti inadeguati, reazioni impulsive, decisioni superficiali.
Come sempre, è tutto nelle nostre mani. Possiamo scegliere di rotolare pericolosamente like a rolling stone lungo una china scoscesa che non si sa dove fa a finire o possiamo decidere di incamminarci in un sentiero dove le cose si relativizzano e si rivelano con altri significati possibili. La mindfulness ci aiuta a pulire lo sguardo, ad amare l’impermanenza, ci regala quella forza che si trae dal sentirsi leggeri e immersi nel flusso dell’esperienza. Il messaggio dell’autore è chiaro: il mondo si divide tra inconsapevoli e consapevoli e quale via scegliere dipende da noi. L’augurio dell’autore, che mi sento di condividere, è che nelle nostre aziende non siano i comportamenti frenetici ad avere il sopravvento ma le energie che solo le persone consapevoli di sé sanno sprigionare.
p.s. A proposito, noi donne che andiamo fiere del nostro multitasking potremmo scoprire che non è poi così vantaggioso occuparsi di troppe cose tutte insieme. Potremo parlarne direttamente con l’autore il 14 febbraio, quando presenteremo a Milano il libro alla libreria Open.
Informazioni sull’incontro a questo link: https://www.este.it/eventi-per-data/682-presentazione-del-libro-mindfulrevolution-di-marco-poggi.html
lorena
E’ proprio vero. Per troppo tempo ci siamo dimenticate del nostro tempo, corriamo per soddisfare tutti finché non si supera il limite. Ci si rende conto della validità della mindfulness quando ti succede un incidente perché non sei presente con la mente ma solo fisicamente, quanti errori per distrazioni ! oppure quando ti senti una pallina da flipper, sballottata da tutte le parti tra mille impegni e persone che si aspettano qualcosa da te, senti che stai perdendo il controllo della tua vita. Fermati, respira, rallenta, suggerisce la mindfulness per meglio apprezzare il momento presente e vivere in consapevolezza. Prima di tutto è un atto d’amore verso se stessi, a livello professionale aiuta sicuramente a ridurre lo stress, migliorare le relazioni interpersonali e lo sviluppo personale.