Basta piangere
27ma ora, conciliazione, diversity management, genitore, lavoro femminile, Linda Laura Sabbadini, Maternity as a master, parità, Piano C, Riccarda Zezza, work life balance
‘Proprio quando contiamo di più dobbiamo metterci al servizio delle altre donne, perché tutte possano contare di più’. In un editoriale pubblicato sulla Stampa di oggi – che più che un articolo sembra un accorato appello – Linda Laura Sabbadini la pioniera della statistica al femminile, la capostipite delle statistiche di genere in Italia, invita le donne a combattere tutte insieme per ridurre le differenze di genere. Dobbiamo creare – scrive – una grande alleanza tra le donne e sostenerci, se non siamo noi a farlo, chi lo farà per noi? Più donne nei luoghi di potere porteranno più innovazione, più speranza e fiducia che le cose possano realmente cambiare. È urgente creare le condizioni affinché uomini e donne possano affermarsi in base al merito. Certo che, leggendo i fatti di cronaca, mi pare siamo ancora lontanissimi dall’avere condizioni che anche lontanamente si avvicinano alla condizione che Sabbadini auspica.
Analizzare la cronaca di questi giorni può aiutare a capire perché restiamo impantanati(e) in un groviglio di pensieri che ci allontano dal problema.
Ha fatto notizia la lettera indirizzata a Beppe Servegnini pubblicata sulla 27esima ora della mamma che non ce l’ha fatta. La mamma che pur avendo chiesto part time e orari ridotti vive sopraffatta dal senso di colpa per non riuscire ad andare all’asilo a recuperare il figlio. Dilaniata dalla difficoltà di gestire più ruoli racconta di come ogni giorno riesce nello sforzo titanico di preparare la cena con ‘la piccola attaccata alle gambe’. La mamma disperata scrive di aver fallito per aver cercato di inseguire un sogno irrealizzabile, lavorare e fare i salti mortali per tenere insieme la gestione della famiglia.
Poche considerazioni.
In questo scenario strappalacrime, la scrivente, ha un marito?
Se ce l’ha, a questo signore qualcuno ha spiegato che esiste questo concetto che capisco non si voglia interiorizzare, ma è centrale per uscire dal pantano, e che si chiama ‘condivisione delle responsabilità’?
È chiaro che lavoro e gestione dei figli non sono conciliabili senza delegare ad altri attività che non possono fare due genitori, soprattutto se lavorano in grandi città, dove le distanze remano contro. Se ancora ci facciamo prendere dal senso di colpa all’ingaggio della baby sitter non andremo da nessuna parte…
Tra mamme poi, conclude, millantiamo condivisione ma poi siamo sempre pronte a giudicarci vicendevolmente. Signora mamma disperata, del giudizio delle altre mamme suggerisco di fregarsene allegramente, dedicando la giusta dose di energia nel coinvolgimento del consorte, che pare aiutare con approccio ‘sporadico’, diciamo così.
Quanto ai luoghi di lavoro, sarà sempre più determinante avere un equilibrio di genere ai vertici, come auspica Sabbadini, per scardinare qualche regola ma, soprattutto, per incentivare pratiche organizzative più rispettose delle esigenze delle madri. Riccarda Zezza, che a Milano ha fondato Piano C, ha scritto un libro, diventato anche un percorso formativo, basato sul concetto che la maternità è un master. Acquisiamo talmente tante competenze nel corso dell’esperienza più straordinaria che una donna possa vivere (secondo me, naturalmente) che queste competenze possono essere rilette e valorizzate in un contesto organizzativo. Perché questo avvenga è necessario però fare un passo avanti. E siamo noi a doverlo fare. Abbandonare i sensi di colpa, sensibilizzare chi ci sta vicino, archiviare per sempre i piagnistei e mettere in risalto quel che sappiamo fare anziché sottolineare quanto siamo infelici per non riuscire a fare tutto come vorremmo. Se riuscissimo a guardare al nostro quotidiano da un altro punto di vista, allora davvero potremmo dire di avere fatto un passo avanti. E forse, allora, saremo in grado di metterci davvero al servizio delle altre donne. Per realizzare nell’impresa è urgente però uscire per sempre da un vittimismo che non aiuta nessuno. Nemmeno i nostri figli.
Il 15 novembre organizziamo a Milano una giornata di discussione dedicata al diversity management.
Al link il programma che stiamo costruendo: http://www.este.it/eventi-per-data/47-diversity-management-milano-2016.html#programma