Quando il panino cementa l’unione
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Nell’elenco dei miei personalissimi piaceri ce n’è uno che sta in cima alla classifica: svegliarsi e rimanere a letto a leggere, avendo la certezza che nessuno ti parla, ti chiede qualcosa, reclama qualcos’altro. Senza che suoni il telefono. Chi minimamente mi conosce può immaginare che l’evento sia piuttosto raro. Ma può raggiungere, in qualche caso, livelli di estasi. Quando sono al mare, ad esempio. Allora mi sveglio all’alba, apro le imposte, do una sbirciata al mare all’orizzonte e torno sotto le coperte con la mia tazza di caffè sul comodino e il libro che sto leggendo. È successo qualche giorno fa quando, ancora in uno stato di dormiveglia, leggo il libro di Serena Dandini che racconta di come lei si commuove facilmente, soprattutto alle premiazioni. Mi colpisce una frase: ‘Senza di lei non sarei mai riuscito a conquistare questo ambito riconoscimento’. Anche se so benissimo che dietro a questa frase ce n’è una molto più lunga: tra le righe vogliono dire che se non la ringraziano quella li uccide perché ha sopportato mugugni, giornate nere a fare caffè e panini mentre l’artista ciabattava per casa senza ispirazione, e ha pure dovuto perdonare una scappatella con l’attrice protagonista, ma in quel momento serviva per entrare nel personaggio e ci sono entrati pure troppo, però alla fine hanno vinto questo cazzo di premio e quindi se lo merita lei più che il genio in questione.(1) Quante volte abbiamo sentito uomini pronunciare questa frase? Perché gli uomini si sentono in dovere di dichiarare pubblicamente che devono il successo alla moglie? Perché se non ci fosse stata, se lei non si fosse occupata di tutto il ‘resto’ –dove nel resto convogliano figli, educazione di questi, gestione della casa, assistenza ai genitori eccetera– loro non avrebbero mai potuto dedicarsi alla loro carriera. E di conseguenza raggiungere successi, riconoscimenti e, non ultimo, guadagnare anche molto. Quante volte le donne possono dire altrettanto? In alcuni casi accade, ci sono molte donne che rimarcano con forza l’importanza del sostegno ricevuto dal marito. Ma in molti casi no. Il fatto è che non è semplice raccontarlo. Non è facile raccontare le sconfitte, si raccontano le cose quando vanno bene, quando accade il contrario si sta zitti, o si mente. Comunque nel nostro Paese l’istituzione del matrimonio è in crisi. Sta cambiando il mondo intorno a noi ed è abbastanza ovvio che cambino anche le modalità con le quali ci si relaziona con gli altri. Con risultati che non sappiamo bene ancora quale impatto avranno. Fatto sta che, giusto per dare qualche numero, se nel 1995 ogni 1.000 matrimoni si sono registrati 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2009 si è arrivati a 297 separazioni e 181 divorzi.(2) Insomma, la situazione è grave e, secondo me, in qualche caso il lavoro c’entra. Sì, perché se tutti e due devono focalizzarsi sulla loro carriera e nessuno prepara i caffè e i panini di cui ci racconta Serena nel suo libro, come si fa? Gli equilibri che servono per tenere insieme un matrimonio sono fragilissimi, ci vuole molta pazienza. Ma oggi di pazienza se ne trova pochissima, non parliamo poi del rispetto. Dove per rispetto, in una coppia, significa anche volere il meglio per l’altro. Ma quante di noi possono dire di avere trovato una persona che vuole il meglio per noi e ha un sincero rispetto per i tempi della professione che abbiamo scelto? Secondo me non tante, altrimenti non naufragherebbero così tanti matrimoni. Il problema sta a monte, nella persona che scegliamo. Non siamo tutte brave, ma qualche esempio positivo c’è, e allora raccontiamolo. Al nostro convegno di Genova in uno dei colloqui Francesco Varanini intervista Cristiana Pagni. Cristiana è una giovane mamma di tre bimbi, imprenditrice di successo, un buon numero di cariche e impegni associativi. Una donna brillante che ha raccontato non tanto della crisi di oggi ma di un momento di grave difficoltà che l’azienda del padre ha vissuto vent’anni fa. Con determinazione, e un po’ di denaro frutto di un’attività che si era rivelata redditizia, ha permesso al padre di riprendere il controllo della sua azienda, Sitep Italia, in cui oggi ricopre il ruolo di Corporate strategy director. Con orgoglio, racconta della sua capacità di aver scelto il compagno giusto, una persona che la affianca e sostiene nella gestione dei suoi differenti ruoli. Cristiana ha saputo scegliere bene. Ma non tutte hanno la stessa abilità/ fortuna. I numeri dell’Istat impongono una riflessione.