Non pensiamo che conciliare lavoro e famiglia sia un problema di chi vive nelle grandi città dove il quotidiano è più complicato, perché le distanze sono diverse e le reti di solidarietà più difficili da costruire, semplicemente perché non ci si conosce. Anche nelle città di provincia si vuol discutere dell’argomento. Oggi pomeriggio ne parleremo a Cremona, nella Saletta Mercanti di Via Baldesio alle ore 18. Vi aspetto.
Oggi a Verona ci siamo trovati per la penultima tappa dell’anno del nostri convegni dedicati alle risorse umane. Una giornata ricca, con relatori che, con grande efficacia, hanno saputo trasmetterci le loro storie, i loro vissuti in azienda.Gli imprenditori ci hanno trasmesso le loro idea di come si fa impresa, le realtà che sostengono i nostri progetti hanno raccontato cosa possono fare per contribuire alla crescita delle aziende, e tutti coloro che si occupano di persone e del loro sviluppo ci hanno raccontato cosa si può fare per sostenere le persone e far crescere le organizzazioni. La giornata è corsa via veloce, stavamo per chiudere, quando una relatrice, che stava raccontando di un progetto di sviluppo delle competenze che ha sostenuto, se ne esce con un’affermazione forte: “Se il progetto non riesce, mi dimetto”. Prontamente l’intervistatore – il nostro Francesco Varanini – replica: “Questo significa sentire la responsabilità. C’è chi se ne frega e va avanti comunque…”. Ma secondo voi, una frase del genere, un uomo, quanto spesso la pronuncia? Quanti uomini conoscete che di fronte anche alla sola eventualità di commettere un errore si mettono in discussione?
La vita delle donne manager è durissima. Certamente, lo è più di quella degli uomini nelle stesse posizioni. L’avventura di una carriera al femminile pare spesso una ‘mission impossible’ e, quando arriva il momento di dedicarsi anche a un progetto familiare, molte donne ridimensionano i propri obiettivi professionali, non vedendo una soluzione alle difficoltà organizzative imposte dalle incombenze extra-lavorative. Perché tocca alle donne questa rinuncia? Questione culturale, retaggio di un passato che si trascina pesantemente nel nostro presente e condiziona molte di noi, tra sensi di colpa e mancanza di alternative, che costringono a sacrificare una parte importante della nostra vita. Ma qualche storia a lieto fine la conosciamo e vogliamo raccontarvela, sperando che sia d’ispirazione per tutti coloro che il problema non se lo sono posto, o che lo definiscono ‘superato’.
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Questa settimana l’amico Giovanni Volpe di Comites ha organizzato una serata dedicata al lavoro femminile. Le riflessioni sono partite dal mio libro Ci vorrebbe una moglie. Molti che hanno trovato il tempo per lasciare i propri impegni e raggiungerci (e per questo li ringrazio) si sono lasciati coinvolgere dalla discussione.
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