“Proponetevi per le promozioni!, esorta Laszlo Bock, manager di Google. Se una donna dice di sentirsi pronta, lo è già da un anno”. Ma come mai le donne raramente si sentono pronte? Un po’ più di self-confidence, sarebbe d’aiuto. Ci sono le competenze, manca forse la voglia di rischiare e di confrontarsi su terreni poco conosciuti.
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“Non basta essere genitori per istinto, per scelta, per amore. Il vero lavoro inizia dopo” leggo in un articolo a commento dell’iniziativa promossa da David Cameron a sostegno dei genitori, che Oltremanica ha scatenato pareri opposti. Credo ci siano analogie tra l’essere genitori e l’essere leader. In entrambi i casi bisogna essere capaci di far crescere le persone sapendo individuare e valorizzare le capacità.
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Dovremmo ragionare di più sulle parole. E sul loro senso. La crisi che ci ha travolti ha impoverito anche il nostro linguaggio. Non ce n’era bisogno. Ma alla crisi economica corrisponde una drammatica decadenza lessicale. Che raggiunge livelli drammatici nella comunicazione scritta. Gli SMS hanno impoverito la nostra comunicazione: le inoffensive vocali sono sparite, le parole sono violentate da ‘k’ senza senso, la punteggiatura, cosa dire… pleonastica.
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Già, il senso. Ha senso raccontare da dove vengo per capire l’atteggiamento verso la vita, il lavoro, le relazioni. Mio padre, già quarant’anni fa mi ripeteva che i confini non hanno senso, che il mondo è grande, che le opportunità bisogna andarsele a cercare. Mi diceva anche dovevo sempre pormi in una situazione di vantaggio, che dovevo poter essere libera di scegliere. Ma che per farlo avrei dovuto studiare, lavorare tanto. Lui voleva un figlio maschio, mi diceva sempre che se fosse nato un maschio l’avrebbe chiamato Paolo.
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