Di Lauro Venturi
Ho navigato a lungo sul sito e la considerazione di fondo è: se queste sono le dirigenti disperate, non oso pensare all’energia liberata da quelle piene di speranza.
Chiara non è certo una “desperate housewive”, anche se conoscendola più del livello superficiale e meno dell’amicizia posso intuire sprazzi di perfezionismo, sempre però gestiti con il buon senso della subottimalità e della imperfezione (che mai è trascuratezza).
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Ogni 1000 matrimoni si registrano 297 separazioni e 181 divorzi. Un bel problema per un Paese cattolico. E poi la famiglia e’ garanzia di ordine sociale. Se lasciar fare alle frecce di cupido porta effetti devastanti meglio giocare d’anticipo e fare un salto indietro nei bei vecchi tempi. Che siano mamma e papa’ a scegliere, vista la provata incapacita’ delle nuove generazioni a costruire legami stabili. L’autorevole autore della proposta pero’ ha scordato un dettaglio sostanziale per l’attuazione della salvifica proposta. Nella famiglia del terzo millennio i papà e le mamme sono già più di due, la famiglia allargata ha preso piede alla grande. Un piccolo esercito di nonne, zii, cugini e parenti acquisiti vari. Come faranno a mettersi d’accordo?
Le giovani ricercatrici nel nostro Paese sono poche; ovvio che poi ai posti di comando non ci siano. Non e’ che si possono materializzare dal nulla. Se neanche partono difficilmente potranno arrivare. Le donne sono il 33% dei ricercatori, il 19% dei professori ordinari su 79 rettori solo 5 sono donne. Peccato, perché anche Umberto Veronesi riconosce che le donne dovendo combattere contro discriminazioni e stereotipi dimostrano costanza e impegno molto forti. Ma molte sono ancora costrette a scegliere tra lavoro e carriera, e quindi rinunciano a portare avanti la loro professione. I servizi non ci sono, difficile pensare alla famiglia, a dei figli.
Al neosindaco di Parma Federico Pizzarrotti fanno notare che, in Consiglio Comunale, ci sono poche donne. Lui replica: “Non facciamo operazioni di immagine: le donne hanno meno tempo per gli impegni pubblici. Ma la colpa è dei loro mariti”.
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