Dove sono gli uomini?
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Simone Perotti è giornalista, scrittore, skipper. Ed è grazie a questa sua passione per il mare che ha potuto osservare tante donne da vicino. In barca gli spazi sono compressi, non si può bluffare e a salire bordo negli ultimi anni sono prevalentemente le donne. Donne tra i trenta e i cinquant’anni rigorosamente sole. E mica tutte per scelta! Questo è il problema che dà origine al libro dal titolo per nulla evocativo Dove sono gli uomini? A furia di imbarcare donne sole il desiderio di indagare deve essere cresciuto, e il risultato è il bel libro che non potevo ignorare. Partiamo dal sottotitolo, Perché le donne sono rimaste sole? In sintesi perché è cambiato il sistema economico e sociale, scrive Perotti, e al crollo di un sistema bisogna avere il coraggio di proporre nuove soluzioni. Le donne, nel giro di pochi decenni, hanno dimostrato di saper interpretare ruoli diversi, e soprattutto hanno dimostrato di essere capaci di passare da un ruolo all’altro. Gli uomini fanno più fatica a incamminarsi alla volta di percorsi che non conoscono. Ed è anche per questo che rifiutano, anche violentemente a volte, questa presa di posizione femminile, questa libertà di scelta che le donne hanno conquistato e svincola l’uomo dal possesso dell’altro. Forse, spiega l’autore, la crisi che stiamo vivendo metterà in circolo nuove energie. “Agli uomini di quest’epoca, quelli che a quarant’anni dovrebbero spaccare il mondo e invece sono assopiti in un limbo senza tempo, serve un nuovo dopoguerra, serve che manchi il cibo, la luce, e che occorra inventare qualcosa per mangiare. Serve l’avventura, quella che non sanno vivere spontaneamente…”. E voi, cosa ne pensate?
eugeniobastianon
A me sembra un approccio un po’ affrettato. In realtà nel dopoguerra ci siamo già abbondantemente e gli uomini che si trovano ad affrontare il problema di mettere insieme il pasto con la cena, per sé e per la famiglia, sono, secondo le statistiche ormai drammaticamente numerosissimi. E non solo a livello di operai e quadri….
Io credo, piuttosto, si tratti di cambiare la razionalità del gioco tra generi per passare da una razionalità competitiva, che prevede al massimo l’equilibrio di Nash, per cui, semplificando, vi è, il più delle volte, un vincitore che guadagna molto ed un perdente che contiene le perdite, ad una razionalità di fiducia e reciprocità, che permette buoni payoff ad entrambi i giocatori. Consiglio una lettura: Vernon Smith La razionalità nell’economia, IBLLibri, 2010.