Fulmini e saette

Scritto da admin971 il 13 Gennaio 2014. Pausa caffè.

A Vienna si lavora meglio. Leggo nella rubrica Italians sul settimanale Sette del Corriere della sera la lettera di una lettrice che riporto. “Sono a Vienna da agosto e mi spiace non essere emigrata prima nella capitale austriaca. Le riunioni di lavoro le facciamo tutte alla mattina, su materiali inviati almeno due giorni prima. Alle 16.30 comincia lo sfollamento dall’ufficio e alle 17 l’ufficio è vuoto. E nessuno invia mail di lavoro la sera. Ai viennesi piace correre, andare in bici o fare dell’altro. Un’altra vita rispetto a Milano, dove se alle 18 ti alzi dalla sedia i colleghi ti fulminano”. Risposta di Severgnini: “ Non scriva certe cose, che poi scappano tutti lì”. E aggiungo io. Cara lettrice, noi in Italia, a Milano, non ne possiamo più di chi si lamenta  perché si sente in colpa se cerca di scappare dall’ufficio alle 18. Abbiamo bisogno di persone che abbiano il coraggio di ribadire ai colleghi dal fulmine facile che, magari, non è necessario stare in ufficio a oltranza se si è fatto quel che si doveva, e anche qualcosa in più, che di questi tempi non guasta. Abbiamo bisogno di persone che non hanno bisogno di essere preparate con preavvisi di 48 ore per affrontare una riunione. Abbiamo bisogno di persone che la smettono di lamentarsi e sono disposte a fare quel che serve. Abbiamo bisogno di persone che inventano regole nuove, non di chi contesta quelle che ci sono. Se l’innovazione, come ho scritto in un editoriale della nostra rivista Sistemi&Impresa, è un atto di disobbedienza andato bene, cercare di cambiare qualche regola, concentrandosi sui risultati e non sulle occhiate dei colleghi, può essere un buon inizio. Ci vuol coraggio. E se non ne abbiamo, lasciamo perdere. E, se parliamo tedesco, andiamo a Vienna. (Occhio, però. Li la meritocrazia funziona. E se i risultati non arrivano entro le 16.30 il fulmine, comunque, arriva ).