Intervista a Cristina Storer

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L’azienda, che è un organismo maschile, come sta vivendo questa diffusione di competenze femminili?
Secondo me succederà che poco alla volta le donne si prenderanno i loro spazi. Anche perché si tratta di una guerra persa in partenza. Mi ricorderò sempre che nella prima azienda in cui ho lavorato, pochi mesi dopo il mio ingresso, è stato assunto un uomo. E per la stessa funzione la sua retribuzione era più alta della mia. Bene, questi sono dati di fatto.

E la sua reazione qual è stata?
Ho immediatamente consegnato la lettera di dimissioni. Esponendo le mie ragioni. Non si tratta di presunzione. Si tratta di equità. E di un gesto comunque il linea con il mio carattere. Ecco le donne devono trovare la forza per mettere in discussione questo tipo di circostanze. Che ledono la loro dignità. Mi fa rabbia il fatto che molte di noi, di fronte a disparità evidenti, non trattino.

Le donne non chiedono. Altro tema forte…
Certo. Non chiedono perché hanno paura. Pensano di essere in minoranza. Ma è sbagliato. Perché se non si chiede non ci verrà mai dato. Anche perché non si fanno richieste stravaganti. Semplicemente, come nel mio caso, si trattava di pretendere un atteggiamento paritario.

Secondo lei esiste un modello di azienda ‘al femminile’ e se sì, come si traduce nel lavoro quotidiano?
Se si parla di azienda ‘al femminile’ si rischiano di creare le stesse distorsioni dell’azienda ‘al maschile’.

E allora, il modello di azienda ideale, qual è?
Il modello di azienda ideale è quello dove c’è spazio per tutti. In alcune funzioni la donna dà migliori risultati degli uomini. Pensiamo al supermercato e guardiamo le casse: in quelle gestite dalle donne il traffico è molto più fluente. Sarà una banalità ma rispecchia certe attitudini. Pensiamo al marketing: qui le donne hanno una marcia in più. Osano di più, creano team più coesi, si assumono le responsabilità in un modo diverso. Una delle peculiarità del lavoro che svolgo è l’imprenditorialità, necessaria per guidare una direzione marketing; bisogna associare competenza alla capacità decisionale; bisogna sapersi assumere le responsabilità. E in momenti come questi, dove i budget sono tenuti diciamo ‘sotto osservazione’, è necessario fare costantemente delle scelte. E tutto il gruppo deve essere propenso a prendersi le responsabilità. Ma la capacità di percepire le situazioni e di motivare il team, abilità tutte femminili, fa sì che le donne siano in grado di costruire squadre forti, più forti delle squadre tutte maschili.

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