Intervista a Federica Appiani
Il meglio delle due componenti va dunque integrato; adesso la donna in carriera tende a emulare l’uomo in carriera, perdendo o trascurando caratteristiche proprie dell’essere donna. Lei cosa ne pensa?
Ancora una volta, nella mia azienda c’è molto riguardo a che una donna possa rimanere se stessa. Perché la forza sta proprio nel prendere ciò che c’è di meglio in ognuno di noi.
La nomina di Emma Marcegaglia a Presidente di Confindustria è stata un segnale forte in questo senso…
Certo. Anche se secondo me siamo agli inizi, perché mancano o sono pochi i modelli a cui ispirarsi. Da una parte c’è bisogno di un role model affinché le donne imparino a gestire il proprio ruolo da donne; dall’altra c’è bisogno di un role model di uomini che continuino a fare gli uomini, ma in un mondo e in un modo diverso.
Secondo uno studio McKinsey, le aziende con più donne al vertice hanno performance migliori e risultati in Borsa più alti del 70%. Come mai secondo lei?
Perché lo sforzo che fanno le aziende per mettere insieme le due componenti fa sì che la qualità del risultato sia molto elevata. Uomini e donne valgono allo stesso modo: ma le qualità di entrambi, messe a fattor comune, danno un risultato che va ben oltre la loro semplice integrazione.
Questo sforzo verso l’integrazione però, non mi sembra che finora sia stato compiuto nella giusta misura.
È vero. Il mondo del business che ruota intorno al petrolio è ancora fortemente gestito da uomini. Essere donna è comunque un vantaggio, perché dà la possibilità di utilizzare un linguaggio più conciliante. Mi spiego: mentre la dinamica di comunicazione uomo-uomo è conflittuale, quella uomo-donna è più basata sulla mediazione. Anche nel più acceso dei dibattiti aziendali, difficilmente un uomo si permetterà ad esempio di rivolgersi a me con toni troppo accesi o con frasi spiacevoli; mentre più facilmente lo farà con un collega uomo. Già questa sorta di autocontrollo fa in modo che il conflitto non oltrepassi mai un certo limite. La mediazione è un’abilità femminile; che può diventare un’arma a doppio taglio, dal momento che spesso spinge le donne a venir meno alle proprie convinzioni. Le donne dovrebbero imparare a rimanere più salde sulle proprie posizioni. E in questo dovrebbero imparare dagli uomini.
È un problema di autostima?
È fondamentale il modello educativo che si è ricevuto, specialmente in famiglia. La donna ha meno successo dell’uomo perché, per esempio, davanti a un’offerta di lavoro in cui siano richieste dieci competenze specifiche, non risponderà mai se non ne ha almeno nove; un uomo risponderà se riterrà di possederne cinque o sei. È il modello alla base che influenza le scelte. Secondo noi ci sono tre cose che determinano la qualità in una persona: la capacity, cioè le abilità principalmente intellettuali; l’achievement, ossia la voglia di raggiungere i risultati; la relationship, cioè la capacità di relazionarsi e rapportarsi al mondo esterno. Mentre sulla capacity le donne sono molto forti e preparate, sono meno forti sull’achievement e più brave di nuovo nelle relationship.