Intervista a Luisa Pogliana
Management femminile: parlano le donne
L’azienda è un organismo maschile. E i meccanismi di cooptazione escludono ancora le donne dalle stanze del potere. Le donne, come ci racconta Luisa Pogliana nel suo ultimo libro, sono ‘senza guscio’, –L. Pogliana Donne senza guscio, Percorsi femminili in azienda, Guerini e Associati, Milano, 2009, www.donnesenzaguscio. blogspot.com–, perché non possono contare sulla protezione che deriva da un’appartenenza consolidata’. Come fare? Nel libro 30 donne raccontano le loro esperienze e ognuna trasmette la propria soluzione. Perché non esiste un’unica ricetta. Esistono tante ‘microsoluzioni’. E ognuna di noi deve trovare la propria.
Una ricerca che porta alla luce vita e carriera di 30 manager. Come è nato il percorso?
Ho vissuto la maggior parte della mia vita lavorativa in una grande azienda italiana, come direttore di uno staff. E i problemi del management femminile sono stati per me problemi concreti, parte della mia vita. Via via che vivevo queste cose, mi dicevo spesso: questo devo dirlo, questo va raccontato. Il desiderio di scrivere era prima di tutto per riflettere sulla mia vita, e poi per documentare, discutere, mettere in circolo ciò che si sperimenta nell’essere donna e manager. Perché osservare con gli occhi e le emozioni di chi quella condizione l’ha vissuta cambia le chiavi di lettura. Così, partendo da me stessa, ho pensato di coinvolgere in un percorso di riflessione altre donne che vivono situazioni simili. Il mio scopo è far vedere com’è in realtà la vita quotidiana delle donne manager, e mettere in circolo le esperienze e le strategie individuali, mostrare cosa si può fare qui e ora.
I parametri di valutazione per fare carriera fanno ancora riferimento al modello dominante di management, che è storicamente nato come maschile. Come è possibile per le donne inventarsi una propria via, un modo diverso? Non credi sia uno sforzo enorme?
Quando le donne in ruoli direttivi aziendali erano un’eccezione, era quasi inevitabile per loro adottare il modello maschile. Ma adesso le donne, come quelle che si sono raccontate nella ricerca, rifiutano di appiattirsi sui modelli dominanti, in cui si trovano a disagio. Le donne portano anche nel lavoro la loro differenza: un diverso modo di concepire il lavoro, di vivere la vita, non scissa in compartimenti stagni come facilmente avviene per gli uomini. Fatta anche di affettività, e quindi di importanza data alle persone. Questa diversità porta a cambiare l’organizzazione del lavoro, il sistema premiante, i tempi e le modalità di relazione. Quello che le donne si inventano sono tentativi di rottura delle regole aziendali che non tengono conto di questa differenza, ostacolando le loro potenzialità. Si fanno carico di trovare le loro soluzioni, senza manifestare alcun vittimismo. Certo, senza pretendere di risolvere da sole questo cumulo di ostacoli, ma anche senza farsene un alibi e senza delegare tutto a interventi politici o al momento in cui si raggiungerà nelle aziende una ‘massa critica’ di donne manager. Si arriva dove si riesce, ma non si demorde. Questa determinazione di adattare il modello a sé, e non sé al modello, è uno dei risultati più belli emersi da questo lavoro.