Intervista ad Anna Banfi
Un ruolo importante è anche da attribuire all’attenzione sociale, perché se nel nord Europa ci sono più donne in posizioni manageriali è anche dovuto al fatto che il contesto politico, economico e sociale è più attento alle esigenze del lavoro femminile…
È così, e di conseguenza le donne fanno meno fatica a conciliare famiglia, vita privata e lavoro. Da noi è frequente che le donne vengano relegate in ruoli in percentuale più operativi che manageriali, perché magari c’è il bisogno di uscire alle 17.30 per recuperare il figlio a scuola. Ci sono tanti aspetti da considerare e, al di là del talento, spesso ci si autolimita. Ma bisogna tenere conto di questo fenomeno perché, conoscendo tutte le difficoltà pratiche della quotidianità, a volte le donne stesse non si candidano per una posizione di un certo tipo, pur avendone le capacità, perché sanno già che per loro sarà difficile gestire quel ruolo. E quindi fanno delle scelte penalizzanti dal punto di vista della loro carriera. Una donna, mediamente, è costretta a fare delle scelte out-out e in Italia sceglie ancora la famiglia, forse perché gli uomini ci aiutano poco. Sarebbe bello avere compagni al fianco che incoraggiano e si prendono una parte di responsabilità nella gestione della famiglia. Ma ci si va a imbattere con una mentalità radicata. Perché siamo tutti moderni ed emancipati, parliamo tanto di pari opportunità, ma secondo me di strada ne dobbiamo fare ancora molta. Anche se devo riconoscere che, per quanto riguarda la mia esperienza, non mi sento penalizzata in quanto donna, anzi! Mi sono state riconosciute capacità organizzative e progettuali a 360° e mi sono state offerte opportunità per sviluppare la mia carriera professionale. Opportunità che mi sono state date da uomini.
Lei ha famiglia?
Non ho figli, ho un compagno. Non ho una famiglia standard e non ho dei figli, che sono quelli che fanno la differenza nella carriera di una donna. La difficoltà e il problema di essere mamma che lavora e magari mamma in carriera è oggettiva e, per questo, massima solidarietà e rispetto nei confronti delle mamme che lavorano. Io sinceramente, se avessi uno o più figli non potrei fare la vita che faccio, che ha orari incompatibili con la loro gestione.
Mi sta dicendo che se avesse dei figli, non potrebbe dedicarsi al lavoro con la stessa intensità?
Se avessi dei figli, probabilmente non riuscirei a dedicare al lavoro lo stesso tempo e la stessa energia che ci metto ora. Oggi i ritmi sono pressanti, le aziende sono molto demanding e si lavora tutti con livelli di stress che, a mio avviso, sono un po’ esagerati e non così strettamente funzionali agli obiettivi e alla produttività aziendale. Si potrebbe ottenere lo stesso risultato anche senza raggiungere questi livelli di ansia. Si parla tanto in questo periodo di lavori estremi. C’è un eccesso di stress che viene autogenerato all’interno delle aziende in modo abbastanza gratuito e di cui sono consapevole. Mi sento di dire che se avessi dei figli, probabilmente avrei molti problemi a gestire il lavoro come sto facendo ora.