La telefonata killer
errore, Kate Middleton, lavoro femminile, Reali Inglesi, responsabilità
Due dj di un’emittente australiana si fingono i reali e chiamano la clinica dove è ricoverata la bella Kate in dolce attesa e chiedono notizie sullo stato di salute. Si sa che i nonni all’avvento di un nipote perdono la testa. Ma vi sembra verosimile che il principe Carlo per avere notizie della nuora debba chiamare la clinica al centralino? Evidentemente no, ma un’infermiera prende la telefonata, ci casca, passa la comunicazione a un collega che ragguaglia sullo stato di salute della futura partoriente e la notizia viene trasmessa fino a quando viene smascherato lo scherzo. Uno scherzo, appunto. Ma l’infermiera non regge la vergogna di aver compiuto un tale errore e si toglie la vita. A parte che pure il collega al quale ha passato la telefonata avrebbe dovuto farsi qualche domanda, secondo me. Ma quando mai con tutti i mezzi di comunicazione di cui siamo dotati un erede al trono deve passare da un centralino per avere un’informazione? Ma tralasciamo questo aspetto. Il punto è che ci sono persone che non sanno gestire le conseguenze degli errori che commettono. L’infermiera, nei confronti della quale la clinica non ha preso alcun tipo di provvedimento, diceva di sentirsi sola. E’ lecito pensare che forse qualche problema ce l’avesse, se non proprio di depressione, certamente di autostima. Ma pagare con la vita un errore, una leggerezza che ha regalato uno scoop a una radio dall’altra parte del mondo, non è un po’ troppo? Dove sta il limite tra il senso di responsabilità e il senso della realtà? Qualcuno avrebbe dovuto stare più vicino alla dipendente della clinica. Che già solo per il fatto di avere riconosciuto l’errore ed essersi assunta la responsabilità dell’accaduto un attestato di stima lo merita. Pensiamo al suo travaglio interiore. La vergogna di avere sbagliato le è risultata talmente insopportabile non tanto da licenziarsi, ma addirittura di annientarsi. Ah se i nostri governanti potessero anche solo venire toccati, se pure in misura minima, da tale senso di responsabilità e di senso del dovere. Che sollievo sarebbe per tutti leggere su un giornale una notizia del tipo “Mi sono sbagliato, non sono capace di gestire questa cosa qui e rinuncio al mio mandato”. Penso che di fronte a una dichiarazione del genere tutti noi saremmo pronti a chiudere un’occhio sull’attico, la vacanza, la ristrutturazione del bagno della prozia pagata con i nostri soldi. Se chi governa le aziende, ma soprattutto le istituzioni venisse contaminato dal travaglio che l’infermiera inglese non è stata capace di superare, sono certa faremmo grandi passi avanti.