L’ansia del benessere
benessere, Bertrand Russell, formazione, risorse umane e non umane, welfare aziendale
Venerdì, 14.45, partecipo al consiglio di classe di mio figlio Giovanni, seconda liceo. Le prof si passano la parola elencando i libri di testo del prossimo anno. Io e la mia ‘compagna di banco’ (un medico, dovrà correre di lì a poco dai pazienti che l’attendono in studio) ci guardiamo stranite e bisbigliamo che a noi non ce ne frega nulla dei libri di testo. I ragazzi, a 16 anni, sapranno ben loro che libri devono procurarsi prima dell’inizio del prossimo anno… Ma andiamo avanti. Viene il turno del prof di matematica che sottolinea come i ragazzi siano eccessivamente ansiosi, e il rendimento ne risenta. Se affrontassero le interrogazioni con meno patemi forse le cose andrebbero meglio. Una collega azzarda che, forse, l’ansia tradisce la poca preparazione. Se si è preparati che motivo c’è di farsi prendere da una tensione distruttiva? E qui la platea si infiamma. Prende in mano la situazione la rappresentante di classe per mettere in evidenza che i professori non fanno nulla per mettere a proprio agio i ragazzi, anzi alimentano una sorta di terrore collettivo non programmando le interrogazioni. La sua povera figlia è addirittura seguita da uno psicologo (avrei alzato la mano per dire che secondo me dallo psicologo ci sarebbe dovuta andare lei, ma il dibattito era già parecchio infiammato e non avevo alcuna intenzione di alimentarlo, dovendo tornare in ufficio, oltretutto). Il delirio giunge al culmine quando la prof di Italiano sottolinea che dovrebbe essere lei a decidere chi interrogare e chi no e che comunque, nelle sue interrogazioni, le richieste rispecchiano fedelmente il programma svolto. L’adolescente vessata non aveva idea di chi fosse Manzoni, questo sì dovrebbe essere un ottimo motivo per entrare in ansia! La rappresentante di classe è in ottima compagnia, a fianco siede una mamma che conferma che al mattino nel tragitto da casa a scuola la figlia lamenta una tensione eccessiva, è addirittura dimagrita! Ricerco il conforto della mia compagna di banco colta da una momentanea afasia. Ma allora è vero! I ragazzi a 16 anni vengono ancora accompagnati a scuola il macchina dai genitori! Altro che ansia, qui c’è da farsi venire i brividi al solo pensiero dei danni che stiamo facendo a una generazione vittima di genitori totalmente inadeguati. Quando Bertrand Russell diceva ‘datemi dei genitori migliori e vi darò un mondo migliore’ sapeva di cosa stava parlando. Ma se avesse partecipato a un consiglio di classe sono certa avrebbe trovato espressioni anche più ruvide. Comunque, stretti dalla morsa del tempo, i docenti chiudono il consesso chiedendo un po’ di fiducia alle famiglie, loro sono gli insegnanti e vorrebbero poter avere l’autonomia necessaria per costruire un percorso, senza ingerenze.
Questa riunione mi lascia un po’ di tristezza, soprattutto se penso a tutto quel che raccontiamo nei nostri convegni. Giovedì a Bologna nella tappa di Risorse Umane e non Umane si è sottolineata la tensione indispensabile per raggiungere l’eccellenza, il desiderio che ognuno di noi dovrebbe avere dentro di se per spingere il limite un po’ oltre e misurarsi con qualcosa di sempre più ardimentoso. Continuiamo a dire che bisogna uscire dalla zona di comfort, ma come si fa se siamo noi per primi a difendere con le unghie e con i denti il comfort dei nostri ragazzi? Che caratteristiche avranno le personalità che stiamo contribuendo a costruire (o a distruggere)?. L’ansia è una brutta faccenda, e lo dice un’ansiosa cronica, ma se pensiamo di aiutare proteggendo non siamo sulla buona strada. Misurarsi con le proprie ansie, e passare per qualche sconfitta, aiuta a crescere.
Difficile immaginare di stare bene in qualsiasi tipo di contesto se non si è imparato a stare bene con se stessi. Certo, non basta forse una vita intera per raggiungere questa consapevolezza, ma il tema si presta ad essere affrontato da tanti punti di vista. Il benessere delle persone è un tema sempre più all’attenzione dei direttori del personale che, anche attraverso politiche di welfare, possono migliorare la qualità della vita delle persone in azienda.
Ne parleremo a Milano il 14 maggio, a questo link trovate l’agenda: http://www.este.it/res/convegno_edizione/eid/131/zid/221/approf/1/p/
eugenio bastianon
Credo sia il momento di prendere tutti insieme in mano la questione formativa, nella complessita’ plurale dei suoi attori, nella pluralità delle loro motivazioni, delle loro competenze, delle loro ansie, delle loro percezioni di cosa sia il benessere.
Mariateresa
I nostri ragazzi sono più forti delle nostre paure.
Le loro tensioni sono propedeutiche e indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi.
Noi adulti cerchiamo di accompagnarli ( qualche volta anche in macchina a scuola la mattina….personalmente senza rimorsi ) ma il grande lavoro di ” crescere”è solo loro.
Possiamo aiutarli,spronarli,comprenderli e pazientare ,essere tanto pazienti difronte ai loro sbalzi di
umore,ai loro silenzi,ai loro atteggiamenti scostanti..
Professori,genitori,familiari hanno,secondo me,il difficile ma gratificante compito di accompagnare i giovani in questa
fase cercando di indirizzarli ma senza essere invadenti. E poi mi chiedo: e se la bolla di comfort fosse
indispensabile per crescere più sereni?
Valeria
Vero! Solo se i genitori si sapranno migliorare il mondo potrà diventare a sua volta migliore. La responsabilità di plasmare le future generazioni farebbe venire l’ansia a chiunque, ma, ahimè, non ci si può sottrarre all’inevitabile! Leggiamo, informiamoci, partecipiamo, condividiamo, confrontiamoci, per fare in modo che i nostri figli sappiano apprezzare tutto ciò che di bello la vita ha da offrire e, d’altro canto, affrontare le grandi e piccole sfide che ci pone. Good luck!