Le verità nascoste
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Bisogna fondare nuovi patti. Tra le persone e l’azienda e anche tra i membri della famiglia, aggiungo io. Questo il concetto emerso forte nei nostri convegni dedicati al welfare aziendale e che si sono tenuti a Milano e Roma. La popolazione aziendale è caratterizzata da una sempre maggiore diversità e le aziende sono chiamate a ripensare le politiche di welfare. Rispondere ai bisogni delle persone diventa una sfida impegnativa, nel momento in cui diventa difficile standardizzarli. Le necessità cambiano lungo il corso della vita, rispondere in modo efficace alle fasi che la attraversano diventa importante per instaurare un clima di fiducia tra l’azienda e le persone. Per questo emerge forte il tema del patto: io dipendente ti dedico il mio tempo e tu azienda mi sostieni nel momento in cui mi viene a mancare il tempo da dedicare ad attività per me irrinunciabili, la cura dei bimbi e degli anziani prima di tutto. Partiamo dalla cura dei bimbi, perché il tema si lega al lavoro femminile e la questione è ben lontana dall’essere risolta. Come ci ha raccontato Franca Maino responsabile del laboratorio Secondo Welfare (www.secondowelfare.it), anche se in Italia il tasso di occupazione femminile nel 2014 si attesta al 46,8% si colloca ai livelli più bassi dei paesi europei ed è inferiore di 12 punti percentuali a quello della media europea che è del 59,6%, si può rilevare una crescita del tasso di occupazione femminile dal 2000 al 2012 fra i più alti d’Europa (19,8% a fronte della media europea del 9,3%). I dati Istat rilevano una crescita dell’occupazione delle donne ma l’offerta di servizi per l’infanzia è assolutamente inadeguata. Crescono dunque i bisogni legati alla conciliazione vita-lavoro e le aziende, anche a valle delle agevolazioni introdotte dalla legge di stabilità 2016, hanno l’opportunità di dare risposte concrete. Se la gestione dei bambini piccoli rappresenta il ‘problema’ dei genitori che lavorano l’assistenza ai familiari anziani segue a ruota. Essere genitori oggi è davvero un bel problema. I nonni non possono più fare i nonni, la riforma Fornero li trattiene al lavoro, e i bimbi da portare ai giardinetti sono un miraggio anche per loro. E quando arrivano all’agognata pensione non si sa se saranno in grado di accudire bimbi piccoli, più probabilmente saranno loro ad aver bisogno di cure. Sempre come ha sottolineato Franca Maino, nel 2030 il 26% della popolazione italiana avrà più di 65 anni e l’8,2% della popolazione avrà più di 80 anni. Possiamo quindi delineare una ‘sindrome italiana’: l’occupazione femminile, se pur in crescita, è comunque bassa, bambini ne nascono pochi e la popolazione invecchia. L’offerta di servizi pubblici per il sostegno all’infanzia è sempre più carente e i rischi legati alla povertà infantile aumentano. Facile dunque individuare le categorie a rischio: anziani non autosufficienti, giovani senza un lavoro e donne, soprattutto se hanno figli. Ecco dunque delineati i nuovi bisogni e il ruolo che l’azienda si può ritagliare per far fronte alle esigenze delle famiglie.
La realtà, per rimanere in tema di lavoro femminile, è che per le donne è molto difficile conciliare più ruoli. È vero che un cambio culturale si è innescato, è stato introdotto il congedo di paternità e le norme si adeguano a un’esigenza di condivisione dei compiti. È anche vero però che, come ci confermano i responsabili del personale che intercettiamo, sono ancora pochi i papà che ne usufruiscono. Come si faticasse ad accettare che ad una condivisione dei ruoli in famiglia può corrispondere anche una diversa organizzazione del lavoro. La figura della mamma che si assume tutte le responsabilità di cura è anacronistica e se i papà sono molto responsabilizzati in ambito familiare non pare siano pronti ad acclarare questa responsabilità sul luogo di lavoro. Si parla di flessibilità, ma quanto può essere flessibile l’organizzazione e fino a che punto si può adeguare alle esigenze delle famiglie? Essere uomo o donna, nel nostro mondo del lavoro, non è la stessa cosa. Secondo il Global Gender Gap Report pubblicato dal World Economic Forum le differenze tra uomo e donna sul lavoro saranno azzerate nel 2095. Che ruolo hanno i direttori del personale in tutto questo? Ne parleremo nella storia di copertina del prossimo numero di Persone&Conoscenze.