L’insicurezza da lavare col sangue
femminicidio, Gabriella Moscatelli, lavoro femminile, telefono rosa, uomo
Ogni due giorni nel nostro Paese muore una donna. Brutalmente assassinata dal marito, convivente o fidanzato. Non da uno sconosciuto assassino. E i femminicidi, si chiamano così, aumentano del 10% ogni anno. Dati agghiaccianti. Ancor più raccapriccianti le modalità con le quali alle donne viene tolta la vita. Ma veniamo alle motivazioni. Il movente del delitto passionale è un’ingenua semplificazione di un dramma sociale che non può più essere ignorato. E che trova probabilmente le sue radici nel diverso posto che la donna si sta ritagliando nel nostro faticoso presente. Da un ordine sociale in cui avevano un ruolo subordinato, ora le donne si ritagliano ruoli che sono stati da sempre appannaggio dell’universo maschile. E queste donne vanno ascoltate, prese in considerazione. Conquistarle non basta più. Con le donne bisogna interagire in modo costruttivo, dal momento che il loro ruolo ha conquistato spazi che vanno ben oltre la maternità. E molti uomini, evidentemente, non sono preparati, non accettano il contraddittorio. Se negli ultimi decenni si sono poste le basi per mutamenti sociali radicali, e le donne stanno faticosamente cercando un nuovo equilibrio, molti uomini non riescono a comprenderle con altrettanta velocità. E cosa fanno? Nel dubbio, le tolgono di mezzo. La fondatrice del telefono rosa – l’associazione contro la violenza sulle donne – Gabriella Moscatelli, sostiene che sono le donne che hanno più successo nel lavoro a pagare il prezzo più alto quando rientrano a casa. Sul prezzo siamo disposte a trattare. Sulla vita, no.
Alessandro Rao
Inevitabilmente, in queste occasioni, mi tornano in mente le bellissime parole di Edoardo Bennato in “La Fata”:
“E forse è per vendetta
e forse è per paura
o solo per pazzia.
Ma da sempre
tu sei quella che paga di più:
se vuoi volare ti tirano giù
e se comincia la caccia alla streghe
la strega sei tu.”
Credo ci sia tutto.
Massimo Crucitti
La cosa più grave è che non si sono creati spazi di confronto sociale su questo che è un vero e proprio massacro.
Occorre prendere coscienza del fatto che chi uccide la propria moglie o compagna generalmente non è un mostro ma un uomo “normale” come tutti noi, che è stato educato a relazionarsi e anche ad amare attraverso l’esercizio del potere.
Stiamo chiedendo a noi stessi un cambiamento culturale profondo, che coinvolge i due generi, non solo quello maschile. Questo processo di cambiamento vuole una comunicazione franca, dove non ci si confronta per conquistare posizioni ma ci si specchia in modo autentico.
Allora da questo specchiarsi può svilupparsi una soluzione altrettanto autentica, l’unica auspicabile per i nostri figli.
Malouine
Si potrebbe iniziare dalle piccole cose. Dalle cose cui le persone quasi mai danno importanza. Gli spot pubblicitari, la realtà che raccontano. Spesso gli spot rappresentano situazioni stereotipate che non trovano più spazio nella realtà corrente. O che stridono con essa. Ne cito uno, che passa in televisione in questi giorni. Un orribile spot pieno di stereotipi. L’ambientazione è in cucina, dove è naturalmente la mamma che ha il controllo delle pietanze da preparare (è lei che affetta il salame). Il padre sembra “dare una mano”, ma in realtà l’unica azione rilevante che compie è quella di rubare una fetta del salame appena tagliato dalla donna. Lei ovviamente lo guarda con benevolenza. La mamma offre due fette al figlioletto (maschio) che esce in giardino pronto a gustarsele in santa pace. Sulla panchina di legno l’aspetta una bimba (non è chiaro se sia la sorella, ma si presume di no, visto l’atteggiamento seduttivo della bambina – almeno ce lo auguriamo tutti). La bimba mira ad ottenere una delle due fettine di salame, e che strategie adotta? Gli fa gli occhi dolci ma il bimbo non sembra voler cedere alla condivisione; lei si sistema i capelli dietro le orecchie e lui, ormai conquistato, dona una fettina di salame alla bimba e la mangiano insieme. La ciliegina sulla torta è la scritta “L’uomo è Cacciatore”. A parte il quadretto iniziale, la cosa più inquietante è fornire il messaggio a tutte le bambine che guardano questo spot, a tutti i bambini, a tutti i genitori, che in fondo è “naturale” e “giusto” che una ragazzina inizi a capire subito che se vuole ottenere qualcosa da un uomo, deve essere seduttiva. E naturalmente i ragazzini impareranno ancora una volta che “l’uomo è cacciatore”, a prescindere dal salame pubblicizzato. Riflettiamo insieme su cose semplici come uno spot pubblicitario, non sono esagerazioni di una femminista incallita. Sono analisi della realtà corrente come viene presentata a tutti, agli adulti come ai ragazzini. Speriamo di vedere la bambina del prossimo spot ALZARSI, ANDARE IN CUCINA E DOMANDARE direttamente una fettina di salame, senza doverla ottenere con mezzucci da un maschio. Poi quelle bambine crescono e magari non sono tanto seduttive nei confronti dei maschi, ma si vogliono prendere i loro spazi, senza tanti complimenti. I maschi non sono abituati a donne che vogliono le cose per sé e fanno in modo di ottenerle, e reagiscono come abbiamo visto… femminicidio con dati a tre cifre, una vergogna, un massacro da fermare. Basta iniziare con piccole cose.
Tiziana
Sono assolutamente d’accordo con il commento che precede questo che sto scrivendo…basta cominciare dalla quotidianità e dai messaggi che vengono lanciati e condivisi trasversalmente dalle autorità. E si…perchè la pubblicità ed i mezzi di comunicazione in generale, costituiscono “l’autorità” il POTERE di un “sistema paese” Italia, tra i più arretrati e maschilisti di tutta l’intera comunità Europea.
Un paese che sta ancora discutendo se va o no bene, far entrare più donne in politica… e dal mio punto di vista le due cose vanno di pari passo.
Non ci sarà libertà, equità di trattamento e di “immagine”, se non vi sarà una chiara ed inequivocabile presa di posizione da parte del potere “politioco” italiano.
Vuole o NON vuole questa classe dirigente stare dalla parte delle DONNE?!… lo chiedo provocatoriamente a tutti e soprattutto a quegli uomini, e ce ne sono, splendidi che sanno essere sensibili e vicini al mondo femminile, e che possono aiutare noi donne, più di altri, a combattere per conquistare “lealtà” e rispetto! Concludo dicendo che stare dalla parte delle donne, non è solo un segno di CIVILTA’ e di modernità, ma è anche credere nella crescita di un paese e nell’evoluzione del sistema economico.
Massimo Crucitti
Mi permetto di contribuire ancora a questo dibattito. Anche io concordo sul fatto che possiamo almeno cominciare a fare tutto ciò che è in nostro potere nella sfera della quotidianità, questa sembra una piccola cosa forse ma richiede un cambiamento profondo non da poco ed io sono sempre convinto che tale cambiamento può avvenire solo attraverso l’esperienza relazionale, ossia mettendo in gioco le proprie azioni nelle emozioni.
Noi del genere maschile siamo carenti proprio in questo tipo di esperienza ed è una delle condizioni che ci può più facilmente portare a reazioni violente.
Gli spazi di confronto sociale non li penso come strumenti di persuasione, al pari della comunicazione pubblicitaria, ma come luoghi di accesso al sentire altrui, unica possibilità per acquisire coscienza delle proprie azioni e della conseguenza di queste azioni.
Per proporvi una piccola provocazione: uno spot pubblicitario come nell’esempio di Malouine potrebbe essere stato ideato da una donna, sappiamo che non è possibile escluderlo. Questo succede perché ci vengono fatte richieste che per avere successo devono rientrare entro paradigmi noti al mondo della comunicazione.
Non è una giustificazione a tollerare messaggi maschilisti, è solo un invito ad osservare la complessità di una situazione che non può essere esemplificata come invece è richiesto alla comunicazione pubblicitaria.
Concludo associandomi agli inviti di Malouine e Tiziana: ognuno di noi può cominciare ad agire dalle piccole cose, agire è già una grande cosa.