Incinta, donna, sotto i quarant’anni. Ecco tre requisiti essenziali per essere tenute fuori dalle stanze che contano. Non in America però, dove Marissa Mayer è appena stata nominata amministratore delegato di Yahoo. Anche tra le 50 donne più potenti del pianeta secondo Forbes, così, tanto per non far mancare nulla al cv. La nostra stampa impazza. “Da noi non può succedere, resta un sogno, bello, ma irrealizzabile”. Inutile nascondersi. L’aria che si respira è quella. Da noi si fanno firmare ancora le dimissioni in bianco, le donne si licenziano, semmai. Eppure io una storia al contrario la conosco. Si tratta di Alessandra, da anni viene a parlare ai nostri convegni dedicati alle risorse umane e, sempre con piacere, racconta la sua storia. Quando ha fatto il colloquio di selezione nell’azienda dove ora è Chief Operations Officer, dopo essere stata a capo dell’Hr, era incinta. L’azienda l’ha assunta e la ragazza ha fatto carriera. Qualche storia da raccontare ce l’abbiamo anche noi, e il blog anche a questo serve. A trasmettere storie positive.
Ricevo questa mail che mi fa piacere condividere.
“Ci tengo a ringraziarla per la bella opportunità offerta tramite il blog di condividere impressioni e punti di vista che orbitano intorno all’universo professionale femminile. Ora che nella mia libreria -lasciato volutamente in evidenza- troneggia il suo ultimo libro, mi capita sovente di intraprendere appassionate conversazioni ‘di genere’ con le mie caparbie e pasionarie amiche. La mia esperienza non è propriamente quella di una ‘dirigente disperata’ ma piuttosto quella di una ‘trentenne affannata’ che, insieme a un copioso numero di solidali coetanee, ha una gran voglia di mettersi in gioco professionalmente. E se nella nostra vita di coppia non intravediamo ostacoli e non subiamo ricatti volti a inibire la nostra voglia di realizzazione, è spesso all’interno del mondo del lavoro che vediamo riaffiorare atteggiamenti figli di una natura ancora troppo spesso patriarcale o (bene che vada) paternalista. Insomma, quello che mi sento di dire è che per me più di una moglie ci vorrebbero modelli, storie professionali di donne, dirigenti o professioniste appassionate, che raccontandosi diventano faro, riferimento e rappresentanza di quella forma di realizzazione e dignità che scaturisce proprio dal nostro lavoro. Grazie ancora per questo momento di confronto e continui a raccontare storie, ne abbiamo un gran bisogno!”