Donne e lavoro. Continuiamo a parlarne perché il tema merita l’attenzione di tutti. C’è bisogno di fare, e di fare adesso. Le iniziative per sostenere il lavoro femminile non sono più rimandabili. Ne parliamo in questa intervista con il deputato Alessia Mosca l’anima, insieme e con la sua collega dello schieramento opposto Lella Golfo, della più avanzata legge in tema di quota rosa. Al punto che ora Viviane Reding si sta adoperando per farla adottare anche ad altri Paesi dell’Unione Europea.
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La vita delle donne manager è durissima. Certamente, lo è più di quella degli uomini nelle stesse posizioni. L’avventura di una carriera al femminile pare spesso una ‘mission impossible’ e, quando arriva il momento di dedicarsi anche a un progetto familiare, molte donne ridimensionano i propri obiettivi professionali, non vedendo una soluzione alle difficoltà organizzative imposte dalle incombenze extra-lavorative. Perché tocca alle donne questa rinuncia? Questione culturale, retaggio di un passato che si trascina pesantemente nel nostro presente e condiziona molte di noi, tra sensi di colpa e mancanza di alternative, che costringono a sacrificare una parte importante della nostra vita. Ma qualche storia a lieto fine la conosciamo e vogliamo raccontarvela, sperando che sia d’ispirazione per tutti coloro che il problema non se lo sono posto, o che lo definiscono ‘superato’.
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Su quotidiani e settimanali il dibattito non accenna a placarsi. Da quando Anne-Marie Slaughter ha ‘gettato la spugna’ e urlato al mondo che famiglia e carriera sono incompatibili il dibattito, che già impazzava, non conosce tregua. Tutti si interrogano, nessuno trova risposte. Il settimanale Grazia organizza un dibattito interno: la redazione tutta si interroga. Come dire, non aspettiamo che siano gli altri a darci delle risposte, facciamoci delle domande e rispondiamo prima a noi stessi. Poi sentiamo il resto del mondo cosa ha da dire. Una sorta di analisi collettiva. Una considerazione mi colpisce. Al di là della constatazione che i padri sono sempre più consapevoli del proprio ruolo – e questo è un bene – la differenza la fa il senso di colpa, che scatta sempre e solo nelle donne. E a volte sono le donne ad instillarlo alle altre donne. Confermo. Nel paesino ligure dove passo le mie vacanze non si contano le vicine d’ombrellone integraliste: non puoi lasciare tutto il giorno tuo figlio nelle mani di una tata che parla a mala pena l’italiano, i figli che crescono con le mamme a tempo pieno stanno meglio, se fai tutto rischi di far tutto male. Il campione di riferimento in questione potrà non essere rappresentativo, ma sarebbe sbagliato liquidare la questione snobbando le ‘sagre dell’ovvio’. Si tratta pur sempre dello specchio di un sentire collettivo, e quando si parla di cambi di cultura bisogna partire da lì, dalle opinioni dei vicini, d’ombrellone, di casa o di scrivania. Molto spesso si innescano conversazioni dalle quali mi par di uscire perdente, soprattutto se intervengono i padri del partito anti-tata (mio figlio deve stare con sua madre, tuonano in tanti, come se non fossero le madri le prime a voler stare con i figli…). Ma non mi perdo d’animo. E trovo conforto in ricerche che dimostrano che le mamme che conciliano lavoro e carriera godono di migliore salute, fisica e mentale. A riportare la notizia il quotidiano La Stampa: “Donne sane e felici se il lavoro è a tempo pieno”. I ricercatori della Penn State University e dell’ateneo di Akron che hanno studiato 2.540 donne diventate madri tra il 1978 e il 1995 hanno concluso che riprendere a lavorare dopo la maternità fa bene, al fisico e alla mente. Lavorare, dunque, fa bene. Io mi fido. E voi?
Anche in India si cerca moglie su internet e le agenzie matrimoniali si attrezzano e profilano il target. Cosa cerca l’uomo indiano? Da una recente indagine emerge che le spose piu’ ambite sono l’esatto contrario delle donne in carriera. Il cacciatore tipo, professionista o colletto bianco di multinazionali, aspira a una vita tranquilla e ‘tradizionale’, non avendo bisogno di un secondo reddito. Nulla di nuovo, le virtù delle donne con le gonne erano gia’ state decantate dal nostro Roberto Vecchioni. Siamo sicuri che le rassicuranti casalinghe piacciano solo agli indiani?