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L’occasione perduta

Incontro un’amica inserita in un percorso di crescita manageriale nell’azienda nella quale lavora da poco. Mi racconta di un’avventura che si prospetta stimolante, deve gestire un gruppo di persone e il suo lavoro le piace. Mentre parliamo la sua bimba di quasi 5 anni non dà segni di volerla lasciar chiacchierare in pace. Sta comoda in braccio alla sua mamma. E allora il discorso cade li, su come si gestiscono lavoro e famiglia, cosa fa l’azienda per agevolare le carriere delle donne. E parte lo sfogo.

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Figli in lista d’attesa

Secondo  una ricerca di Korn/Ferry su donne manager e maternità, circa il 45% delle donne dirigenti d’azienda è convinta che avere figli abbia ostacolato “abbastanza” le prospettive di crescita della carriera. Un altro 8% ritiene che la maternità abbia in “grande misura” limitato la carriera. Sempre secondo il sondaggio e come ulteriore prova della sfida, il 29% delle donne intervistate hanno rinviato (19%) o hanno deciso di non avere figli (10%) per le loro carriere.

Le giovani ricercatrici nel nostro Paese sono poche; ovvio che poi ai posti di comando non ci siano. Non e’ che si possono materializzare dal nulla. Se neanche partono difficilmente potranno arrivare. Le donne sono il 33% dei ricercatori, il 19% dei professori ordinari su 79 rettori solo 5 sono donne. Peccato, perché anche Umberto Veronesi riconosce che le donne dovendo combattere contro discriminazioni e stereotipi dimostrano costanza e impegno molto forti. Ma molte sono ancora costrette a scegliere tra lavoro e carriera, e quindi rinunciano a portare avanti la loro professione. I servizi non ci sono, difficile pensare alla famiglia, a dei figli.

di Norman di Lieto

1)      Dott.ssa Lupi, in Italia è davvero così complicato conciliare l’attività professionale con quella di mamma ?

Il problema della conciliazione rimanda a un equivoco di fondo, irrisolto, del nostro Paese. In Italia tutto ciò che riguarda i servizi all’infanzia viene considerato un aiuto per la donna che lavora. In realtà questi servizi non devono essere percepiti come aiuti alle donne ma alle famiglie, questo il problema. Perché la cura dei figli deve ricadere sotto la responsabilità delle famiglie, non solo delle madri. Mentre invece ricorre il pensiero che le madri vadano aiutate. Certo che hanno bisogno d’aiuto, ma è necessario cambiare logica: servono politiche che sostengano il nucleo familiare.

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