Valorizzare la diversità per raggiungere obiettivi comuni
Linda Gilli, cavaliere del lavoro e alla guida di Inaz, ci fornisce una prospettiva differente: ci introduce un tema delicato, quello normativo. Perché è affascinante parlare di potenzialità della tecnologia, di lavoro a distanza, di mobile working. Ma se quando una donna è in maternità, per legge, non può lavorare nemmeno dal computer di casa sua, allora lo scenario può complicarsi.
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L’azienda ‘al femminile’
Raccogliere le sfide del mercato e costruire un percorso imprenditoriale. Questo il sogno, realizzato, di Nadia Peviani. Diventata dirigente molto giovane, ha imparato presto a confrontarsi con l’universo azienda. Un mondo, ci spiega, in cui le donne non sono percepite come cervelli strategici. Perché, troppo spesso, si abbandonano all’emotività quando invece, si sa, è la razionalità che governa il business. E allora Nadia cosa fa? Crea la sua azienda fondata sui valori in cui crede, in cui gli stretti formalismi aziendali hanno lasciato il posto a dinamiche più fluide, ma non per questo meno efficaci. Il risultato si chiama Temas, un’affermata attività nel settore della consulenza regolatoria nell’area farmaceutica e della salute. Ci racconta il percorso che ha compiuto e, dopo avere realizzato il modello di azienda al femminile ora, all’età di 56 anni, si è sposata.
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Organizzarsi, liberarsi dai sensi di colpa e imparare a dire ‘no’
Cambiano gli scenari, aumenta la complessità e le organizzazioni si confrontano con nuove sfide. Le aziende devono dimostrare di essere sostenibili nel tempo, avviando percorsi di crescita che consentano di sopravvivere alle tempeste dei mercati. Una sfida anche organizzativa, in cui le donne devono poter giocare il loro ruolo. Scardinando meccanismi di potere che frenano l’innovazione organizzativa. Ma qui riaffiora prepotente il tema della conciliazione. Che si può superare solo considerandolo un problema della famiglia, della coppia, della società. E non solo un problema delle donne. Che troppo spesso, schiacciate dai sensi di colpa, rinunciano alla carriera. Privando il Paese di talenti che potrebbero invece contribuire al suo sviluppo. Dal suo osservatorio privilegiato Marella Caramazza, Direttore Generale Istud, ci racconta le tendenze in atto, le buone pratiche e, perché no, dà a tutte noi qualche consiglio.
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La volontà di mettersi in gioco
Curiosità, grinta e tanta voglia di fare. Questi gli ingredienti giusti per realizzare un percorso di carriera. Perché, come si dice, il proprio destino, ce lo si deve un po’ costruire. Le aziende danno delle opportunità, ma sta a noi saperle individuare, e cogliere. E allargare i nostri orizzonti. Emilia Sarno, che dallo scorso anno gestisce le attività di Public Relation e ufficio stampa e il coordinamento delle attività di comunicazione esterna e interna di EMC Italia, ci racconta il suo percorso, dalla laurea conseguita presso l’Università di Salerno al recente impiego in una multinazionale tecnologica. E a tutte le donne lancia un messaggio forte: non è accettabile che altri decidano per noi. Imponendoci scelte inutilmente penalizzanti.
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