Servizi per l’Amministrazione e la gestione del personale. Questo fa la società bresciana Intelco. Ma cosa significa, oggi, anche alla luce della riforma Fornero amministrare e gestire il personale? Chi guida l’azienda si interroga, al di là della quotidianità del business, e organizza un evento dedicato a lavoro, mercato e risorse umane. Ospiti due direttori del personale, Maria Chiara Franceschetti di Gefran e Paola Agnese Crespi della Casa di Cura Ancelle della Carità – due donne, niente succede per caso – e Oscar Giannino.
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Laura Pausini aspetta un bimbo e annulla – comprensibilmente – tutti i concerti in programma. Una foto la ritrae con un filo di pancia e un viso che trasmette una serenità interiore che la gravidanza e credo pochi altri eventi riescono a infondere in una donna. La cantante italiana più famosa al mondo si allontanerà, per un po’, dai milioni di fan per dedicarsi a quel meraviglioso progetto che è dar vita a una nuova vita.
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Il settimanale GRAZIA pubblica questa settimana un pezzo dedicato al mio libro Ci vorrebbe una moglie. Ringrazio il direttore per lo spazio che ha voluto dedicare alle mie riflessioni. Il tema del lavoro femminile è al centro del dibattito.
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Su quotidiani e settimanali il dibattito non accenna a placarsi. Da quando Anne-Marie Slaughter ha ‘gettato la spugna’ e urlato al mondo che famiglia e carriera sono incompatibili il dibattito, che già impazzava, non conosce tregua. Tutti si interrogano, nessuno trova risposte. Il settimanale Grazia organizza un dibattito interno: la redazione tutta si interroga. Come dire, non aspettiamo che siano gli altri a darci delle risposte, facciamoci delle domande e rispondiamo prima a noi stessi. Poi sentiamo il resto del mondo cosa ha da dire. Una sorta di analisi collettiva. Una considerazione mi colpisce. Al di là della constatazione che i padri sono sempre più consapevoli del proprio ruolo – e questo è un bene – la differenza la fa il senso di colpa, che scatta sempre e solo nelle donne. E a volte sono le donne ad instillarlo alle altre donne. Confermo. Nel paesino ligure dove passo le mie vacanze non si contano le vicine d’ombrellone integraliste: non puoi lasciare tutto il giorno tuo figlio nelle mani di una tata che parla a mala pena l’italiano, i figli che crescono con le mamme a tempo pieno stanno meglio, se fai tutto rischi di far tutto male. Il campione di riferimento in questione potrà non essere rappresentativo, ma sarebbe sbagliato liquidare la questione snobbando le ‘sagre dell’ovvio’. Si tratta pur sempre dello specchio di un sentire collettivo, e quando si parla di cambi di cultura bisogna partire da lì, dalle opinioni dei vicini, d’ombrellone, di casa o di scrivania. Molto spesso si innescano conversazioni dalle quali mi par di uscire perdente, soprattutto se intervengono i padri del partito anti-tata (mio figlio deve stare con sua madre, tuonano in tanti, come se non fossero le madri le prime a voler stare con i figli…). Ma non mi perdo d’animo. E trovo conforto in ricerche che dimostrano che le mamme che conciliano lavoro e carriera godono di migliore salute, fisica e mentale. A riportare la notizia il quotidiano La Stampa: “Donne sane e felici se il lavoro è a tempo pieno”. I ricercatori della Penn State University e dell’ateneo di Akron che hanno studiato 2.540 donne diventate madri tra il 1978 e il 1995 hanno concluso che riprendere a lavorare dopo la maternità fa bene, al fisico e alla mente. Lavorare, dunque, fa bene. Io mi fido. E voi?