L’obiettivo dell’Agenda di Lisbona (il piano di sviluppo approvato dai Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea nel 2000) sull’occupazione femminile resta lontano. E nelle imprese italiane il lavoro delle donne è ancora sottovalutato. Eppure da un maggior equilibrio tra il potere maschile e la potenza femminile inespressa, le società potrebbero solo guadagnarci. In produttività e in competitività. Il perché lo spiega Silvia Vegetti Finzi, psicologa, da anni impegnata nello studio dell’evoluzione femminile nell’ambito del lavoro e della società in questa intervista realizzata da Nadia Anzani. Il tema verrà approfondito nel corso di un evento che abbiamo in programma il prossimo 15 novembre a Milano.
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Ho viaggiato molto di più quando ero più giovane di quanto non stia facendo ora. A un certo punto mi sono impigrita e ho voluto per me e i miei figli un posto dove poter tornare spesso e sentirmi a casa. È così che anni fa ho scelto una casetta sulle alture di un paesino ligure ed è qui che ci ritroviamo ogni estate con la mia famiglia.
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Stanotte finalmente l’ho capito, perché continuano a fabbricare rotonde: per farci capire che il nostro destino è sbagliare strada.
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(di Valentina Casali)
Negli ultimi anni abbiamo assistito a cambiamenti radicali che hanno imposto e continuano a imporre un ripensamento dell’organizzazione del lavoro. La gestione delle diversità, che è parte di questo mutamento, rappresenta una delle sfide più rilevanti per le imprese.
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