Essere madre, moglie e se stessa oltre che Presidente
Cento domande curiose di Marco Galleri a un’imprenditrice di successo
Questo libro è dedicato alle donne manager, ma non solo a loro. Un’imprenditrice di successo risponde alle domande di un noto consulente organizzativo sulla condizione femminile, sulle strategie di genere, sul ruolo delle donne nella società e sul loro benessere nelle organizzazioni. Parla di sé, della propria famiglia e dell’azienda, fornendo i sei consigli pratici che ne hanno consentito la formidabile crescita.
Continua a leggere
Con un minimo di prospettiva storica, possiamo osservare come le cose sono cambiate. Non sono poi tanto lontani i tempi in cui il mondo del lavoro –il mondo che sta fuori di casa– era esclusivamente maschile. Ma allo stesso tempo, guardando al presente e al domani, è evidente un fatto: le organizzazioni funzionano in base a modelli maschili, in base a regole stabilite da un solo sesso. Questa situazione è, evidentemente, fonte di problemi. Penalizza le persone che lavorano e penalizza le organizzazioni: il non tener conto appieno di un punto di vista è rinuncia a una ricchezza, è perdita secca per tutti. Consapevolmente parlo di sesso, così come un tempo si intendeva quando nel mondo della scuola si parlava di classi miste, classi che accolgono, con parità di diritti e di doveri, studenti di ambo i sessi. Parlo di sesso e non di genere.
Continua a leggere
“Proponetevi per le promozioni!, esorta Laszlo Bock, manager di Google. Se una donna dice di sentirsi pronta, lo è già da un anno”. Ma come mai le donne raramente si sentono pronte? Un po’ più di self-confidence, sarebbe d’aiuto. Ci sono le competenze, manca forse la voglia di rischiare e di confrontarsi su terreni poco conosciuti.
Continua a leggere
Già, il senso. Ha senso raccontare da dove vengo per capire l’atteggiamento verso la vita, il lavoro, le relazioni. Mio padre, già quarant’anni fa mi ripeteva che i confini non hanno senso, che il mondo è grande, che le opportunità bisogna andarsele a cercare. Mi diceva anche dovevo sempre pormi in una situazione di vantaggio, che dovevo poter essere libera di scegliere. Ma che per farlo avrei dovuto studiare, lavorare tanto. Lui voleva un figlio maschio, mi diceva sempre che se fosse nato un maschio l’avrebbe chiamato Paolo.
Continua a leggere