“Proponetevi per le promozioni!, esorta Laszlo Bock, manager di Google. Se una donna dice di sentirsi pronta, lo è già da un anno”. Ma come mai le donne raramente si sentono pronte? Un po’ più di self-confidence, sarebbe d’aiuto. Ci sono le competenze, manca forse la voglia di rischiare e di confrontarsi su terreni poco conosciuti.
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Dovremmo ragionare di più sulle parole. E sul loro senso. La crisi che ci ha travolti ha impoverito anche il nostro linguaggio. Non ce n’era bisogno. Ma alla crisi economica corrisponde una drammatica decadenza lessicale. Che raggiunge livelli drammatici nella comunicazione scritta. Gli SMS hanno impoverito la nostra comunicazione: le inoffensive vocali sono sparite, le parole sono violentate da ‘k’ senza senso, la punteggiatura, cosa dire… pleonastica.
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Ore 8,35: rispondo alla prima mail del mattino
uongiorno, ho ricevuto il materiale.
Le manderò una bozza prima possibile. Forse già domani.
La contatterò se avrò bisogno di altre info.
Grazie Chiara
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di Norman di Lieto
1) Dott.ssa Lupi, in Italia è davvero così complicato conciliare l’attività professionale con quella di mamma ?
Il problema della conciliazione rimanda a un equivoco di fondo, irrisolto, del nostro Paese. In Italia tutto ciò che riguarda i servizi all’infanzia viene considerato un aiuto per la donna che lavora. In realtà questi servizi non devono essere percepiti come aiuti alle donne ma alle famiglie, questo il problema. Perché la cura dei figli deve ricadere sotto la responsabilità delle famiglie, non solo delle madri. Mentre invece ricorre il pensiero che le madri vadano aiutate. Certo che hanno bisogno d’aiuto, ma è necessario cambiare logica: servono politiche che sostengano il nucleo familiare.
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