Scrive Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia alla Camera, sul numero 30 del settimanale Oggi dove condivide con Michelle Hunziker la rubrica ‘Doppia Difesa’, in risposta al messaggio di una lettrice: “Per una donna che voglia almeno tentare di coniugare lavoro e famiglia è fondamentale avere accanto qualcuno disposto a dividere non solo le gioie ma anche le fatiche che i figli portano con sé e che sia capace di vivere il supporto alla carriera della sua compagna non come una concessione ma come il giusto riconoscimento alla sua individualità. Una equa distribuzione delle incombenze all’interno del nucleo familiare è insomma a mio avviso il primo, imprescindibile passo: le consiglio di partire da lì, dalla scelta di qualcuno che la ami e la rispetti al punto da capire i suoi desideri e da aiutarla a non dover scegliere. E le segnalo un libro uscito da poco, si intitola Ci vorrebbe una moglie…”.
Il 9 ottobre a Padova parleremo di imprese familiari. Mi confronto a distanza con un relatore che si trova negli Stati Uniti. Ci scambiamo una telefonata e qualche mail per condividere il tema e commentiamo il fatto che l’imprenditorialità deve coniugarsi con la managerialità e questo, quando ci sono affetti di mezzo è il punto più delicato.
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Simone de Beauvoir diceva che avremo la parita’ solo quando troveremo una donna stupida in un posto di responsabilità. Volendo attualizzare il concetto ai nostri giorni, mi vien da dire che avremo la parità quando troveremo un uomo che, come Anna Marie Slaughter, ex funzionario del Dipartimento di Stato Usa, affermerà di voler rallentare i propri ritmi di lavoro per seguire di più i figli. Finche’ la responsabilità dell’educazione dei figli sarà percepita come un impegno prevalentemente femminile, soprattutto dalle stesse madri, difficile immaginare grandi cambi culturali. In questo dibattito che riempie le pagine di quotidiani e settimanali, possibile che nessuno abbia bussato alla porta della rinunciataria più famosa del momento per chiedere: “Scusi, il padre dei due scapestrati che la costringono a rinunciare alla carriera, dov’è?”.
Federica scrive: “Ciao ho 38 anni e da 12 lavoro nelle risorse umane di una società del gruppo Fiat Industrial… da dirigente… abbastanza disperata… nonché neo mamma di Giorgio che ha 9 mesi. Ho letto con molta attenzione alcuni dei tuoi articoli, con interesse e ahimé con un po di tristezza… ma una tristezza ‘costruttiva’ direi di quelle che ti spingono al cambiamento, che ti rendono consapevole, come giustamente scrivi, che quel work – life – balance tanto decantato e cercato come una chimera, forse non esiste davvero… A volte però in questa continua ricerca ci sentiamo un po sole e ci sembra di essere le uniche a cercare; e invece leggere il tuo sito mi ha aiutato a fermarmi un attimo, respirare e finalmente pensare davvero a cosa sto cercando! Grazie”.