Alla presidenza della Camera è stata eletta Laura Boldrini e, nel suo discorso di insediamento ha detto che “quest’aula dovrà ascoltare la sofferenza sociale. Dovremo occuparci di una generazione che ha smarrito se stessa, prigioniera della precarietà, costretta spesso a portare i propri talenti lontano dall’Italia. Dovremo farci carico dell’umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore. Ed è un impegno che fin dal primo giorno affidiamo alla responsabilità della politica e del Parlamento”. Mi sono piaciute le sue parole e prendo spunto da questo evento per anticipare la prossima rubrica che ho scritto per Persone&Conoscenze.
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Sul blog dedicato a economia e lavoro L’arte di lavorare trovate una lucida analisi di tutto ciò che la nostra classe politica poteva fare e non ha fatto. Errori, occasioni sprecate, opportunità mancate. E una riflessione sul futuro. Come scegliere i prossimi rappresentanti? C’è bisogno di persone competenti, che sanno fare il loro lavoro e di cui è possibile misurare i risultati. Persone capaci, indipendentemente dal genere. Potremmo ripartire da qui.
Con un minimo di prospettiva storica, possiamo osservare come le cose sono cambiate. Non sono poi tanto lontani i tempi in cui il mondo del lavoro –il mondo che sta fuori di casa– era esclusivamente maschile. Ma allo stesso tempo, guardando al presente e al domani, è evidente un fatto: le organizzazioni funzionano in base a modelli maschili, in base a regole stabilite da un solo sesso. Questa situazione è, evidentemente, fonte di problemi. Penalizza le persone che lavorano e penalizza le organizzazioni: il non tener conto appieno di un punto di vista è rinuncia a una ricchezza, è perdita secca per tutti. Consapevolmente parlo di sesso, così come un tempo si intendeva quando nel mondo della scuola si parlava di classi miste, classi che accolgono, con parità di diritti e di doveri, studenti di ambo i sessi. Parlo di sesso e non di genere.
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Intervista a Chiara Lupi
Lei cura una rubrica sulla rivistaPersone&Conoscenze intitolata “La sindrome di Bree”, che prende spunto da un personaggio di Casalinghe disperate. Detto altrimenti, perfezionismo ed efficienza: quando queste caratteristiche sono risorse e quando un limite?
La ricerca della perfezione, intesa come attenzione minuziosa per ottenere il miglior risultato, è un valore. La differenza la fanno spesso i dettagli e porre la massima cura in quel che facciamo direi che è un dovere, indipendentemente dal genere. Spesso però le donne pretendono troppo da se stesse e applicano il medesimo rigore scientifico a tutta la sfera delle loro attività, lavorativa e non.
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