“Non basta essere genitori per istinto, per scelta, per amore. Il vero lavoro inizia dopo” leggo in un articolo a commento dell’iniziativa promossa da David Cameron a sostegno dei genitori, che Oltremanica ha scatenato pareri opposti. Credo ci siano analogie tra l’essere genitori e l’essere leader. In entrambi i casi bisogna essere capaci di far crescere le persone sapendo individuare e valorizzare le capacità.
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Intervista a Chiara Lupi
Chiara Lupi si è costruita una solida esperienza di giornalismo business-oriented collaborando per un decennio con quotidiani e testate focalizzati sull’innovazione tecnologica e il governo digitale. Dal 2006 è direttore editoriale della casa editrice Este, specializzata in edizioni dedicate all’organizzazione aziendale. È direttore di Sistemi&Impresa, rivista che declina il tema dell’innovazione organizzativa dal punto di vista della sua effettiva implementazione in azienda, in connessione con i sistemi tecnologici e logistici. Si occupa anche del coordinamento editoriale di Persone&Conoscenze, rivista rivolta a chi gestisce professionalmente le risorse umane, dove pubblica una rubrica dedicata al management femminile che ha ispirato il libro “Dirigenti disperate”.
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Intervista a Chiara Lupi
Lei cura una rubrica sulla rivistaPersone&Conoscenze intitolata “La sindrome di Bree”, che prende spunto da un personaggio di Casalinghe disperate. Detto altrimenti, perfezionismo ed efficienza: quando queste caratteristiche sono risorse e quando un limite?
La ricerca della perfezione, intesa come attenzione minuziosa per ottenere il miglior risultato, è un valore. La differenza la fanno spesso i dettagli e porre la massima cura in quel che facciamo direi che è un dovere, indipendentemente dal genere. Spesso però le donne pretendono troppo da se stesse e applicano il medesimo rigore scientifico a tutta la sfera delle loro attività, lavorativa e non.
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Nell’elenco dei miei personalissimi piaceri ce n’è uno che sta in cima alla classifica: svegliarsi e rimanere a letto a leggere, avendo la certezza che nessuno ti parla, ti chiede qualcosa, reclama qualcos’altro. Senza che suoni il telefono. Chi minimamente mi conosce può immaginare che l’evento sia piuttosto raro. Ma può raggiungere, in qualche caso, livelli di estasi. Quando sono al mare, ad esempio.
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