Sostegni alla famiglia, attenzione alle politiche per la conciliazione, defiscalizzazione del lavoro femminile… Speriamo che i nostri futuri governanti si ricordino dei temi che hanno promesso saranno oggetto di interesse. Una breve riflessione mi pare d’obbligo, però.
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Il lavoro necessario per vivere è molto di più del lavoro per il mercato. Da una parte c’è il lavoro che produce un reddito, dall’altra c’è l’enorme quantità di lavoro di cura (far crescere i bambini, assistere le persone anziane, gestire i bisogni della famiglia, curare le relazioni ecc.) che non risulta mai in quella che comunemente si definisce economia. Questo l’incipit di un articolo di Pinuccia Barbieri, promotrice dell’Agorà del lavoro di Milano e attiva partecipante al gruppo di lavoro della Libreria delle Donne, che mi fa piacere condividere con le lettrici e i lettori di questo blog.
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Guadagni più di tuo marito? Le probabilità di divorzio aumentano del 50%. Il dato emerge da una ricerca condotta Marianne Bertrand, docente di economia della University of Chicago Booth School of Business. Corretto porsi il problema in un paese, gli Stati Uniti, dove è diventato normale che le donne guadagnino più dei loro mariti. Il dato investe il 24% delle coppie comprese tra i 18 e i 65 anni. Normale si, ma a che prezzo? I matrimoni diminuiscono e la ricercatrice sostiene che tra la diminuzione della celebrazione del sacro vincolo e la busta paga una relazione ci sia. L’idea insomma che un uomo deve guadagnare più di sua moglie è dura a morire. Le coppie, dati alla mano, sono molto meno felici quando a guadagnare di più è lei. Ma non finisce qui. Se lei guadagna di più – e quindi presumibilmente lavora anche di più – finisce per lavorare di più anche tra le mura domestiche. C’è qualcosa che non va. Voi come commentate questi dati?
L’Italia non sta utilizzando una parte importante del suo capitale umano, le donne. Esordisce così l’articolo pubblicato oggi sulla 27ma ora da Alberto Alesina e Francesco Giavazzi. L’articolo cita dati e percentuali. Emergono fatti noti: la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è nel nostro Paese tra le più basse d’Europa.
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