Si licenzia un facchino mussulmano all’hotel Danieli di Venezia. Non accetta di prendere ordini dal suo diretto superiore, una governante in servizio da anni. La ricerca di un nuovo lavoro non va a buon fine – la crisi morde anche in laguna – e il dipendente ribussa alle porte del Danieli. La mediazione si trova: un collega maschio farà da tramite con la governante. E il facchino torna in servizio. Ma stiamo parlando di mediazione, non di integrazione. O no?
Simone de Beauvoir diceva che avremo la parita’ solo quando troveremo una donna stupida in un posto di responsabilità. Volendo attualizzare il concetto ai nostri giorni, mi vien da dire che avremo la parità quando troveremo un uomo che, come Anna Marie Slaughter, ex funzionario del Dipartimento di Stato Usa, affermerà di voler rallentare i propri ritmi di lavoro per seguire di più i figli. Finche’ la responsabilità dell’educazione dei figli sarà percepita come un impegno prevalentemente femminile, soprattutto dalle stesse madri, difficile immaginare grandi cambi culturali. In questo dibattito che riempie le pagine di quotidiani e settimanali, possibile che nessuno abbia bussato alla porta della rinunciataria più famosa del momento per chiedere: “Scusi, il padre dei due scapestrati che la costringono a rinunciare alla carriera, dov’è?”.
Per chi stiamo scrivendo? Mettersi nei panni del lettore, mettersi nei panni dell’altro. Questo dovrebbe fare chi scrive. Così inizia il suo seminario sul Business writing che si tiene oggi a Milano Francesco Varanini.
Direi che mettersi nei panni dell’altro e’ un esercizio che dovremmo fare più. Se tutti lo facessimo, nelle nostre organizzazioni staremmo meglio. O no?
Incinta, donna, sotto i quarant’anni. Ecco tre requisiti essenziali per essere tenute fuori dalle stanze che contano. Non in America però, dove Marissa Mayer è appena stata nominata amministratore delegato di Yahoo. Anche tra le 50 donne più potenti del pianeta secondo Forbes, così, tanto per non far mancare nulla al cv. La nostra stampa impazza. “Da noi non può succedere, resta un sogno, bello, ma irrealizzabile”. Inutile nascondersi. L’aria che si respira è quella. Da noi si fanno firmare ancora le dimissioni in bianco, le donne si licenziano, semmai. Eppure io una storia al contrario la conosco. Si tratta di Alessandra, da anni viene a parlare ai nostri convegni dedicati alle risorse umane e, sempre con piacere, racconta la sua storia. Quando ha fatto il colloquio di selezione nell’azienda dove ora è Chief Operations Officer, dopo essere stata a capo dell’Hr, era incinta. L’azienda l’ha assunta e la ragazza ha fatto carriera. Qualche storia da raccontare ce l’abbiamo anche noi, e il blog anche a questo serve. A trasmettere storie positive.