Questa settimana l’amico Giovanni Volpe di Comites ha organizzato una serata dedicata al lavoro femminile. Le riflessioni sono partite dal mio libro Ci vorrebbe una moglie. Molti che hanno trovato il tempo per lasciare i propri impegni e raggiungerci (e per questo li ringrazio) si sono lasciati coinvolgere dalla discussione.
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Il settimanale GRAZIA pubblica questa settimana un pezzo dedicato al mio libro Ci vorrebbe una moglie. Ringrazio il direttore per lo spazio che ha voluto dedicare alle mie riflessioni. Il tema del lavoro femminile è al centro del dibattito.
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Con le nostre riviste ci occupiamo anche di formazione e sarebbe miope non prestare attenzione alle professioni emergenti e che riguardano tutte quelle attività che servono per tenere insieme le nostre vite. Il settimanale l’Espresso pubblica un articolo dedicato al mercato degli affetti, e a tutte le attività correlate. Vendiamo al punto: non facciamo più nulla da soli (a questo proposito vedi post del 5 luglio, Quando si perde l’orientamento) e la nostra vita privata viene gestita quasi totalmente in outsourcing: baby teacher, baby sitter, colf, wedding planner, manager della terza età, love coach, family manager.
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Anche in India si cerca moglie su internet e le agenzie matrimoniali si attrezzano e profilano il target. Cosa cerca l’uomo indiano? Da una recente indagine emerge che le spose piu’ ambite sono l’esatto contrario delle donne in carriera. Il cacciatore tipo, professionista o colletto bianco di multinazionali, aspira a una vita tranquilla e ‘tradizionale’, non avendo bisogno di un secondo reddito. Nulla di nuovo, le virtù delle donne con le gonne erano gia’ state decantate dal nostro Roberto Vecchioni. Siamo sicuri che le rassicuranti casalinghe piacciano solo agli indiani?