“Il maschio crolla e non c’è niente da ridere”. Titola così la sua rubrica Maschile/Femminile Marina Terragni sul settimanale Io Donna. “Papa che lascia, capitalismo in bancarotta, finanza tossica… – scrive Marina – uno strazio che è il sintomo acuto del collasso di una civiltà”. Nella costruzione del nostro presente qualcosa deve essere andato storto. Ma una via d’uscita ci sarà se tutti saremo disposti a sperimentare altri modelli, a vedere le cose da altri punti di vista. Molti sono gli spunti che ho ritrovato con la rubrica pubblicata sul numero di gennaio/febbraio di Persone&Conoscenze e che riporto qui.
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Con un minimo di prospettiva storica, possiamo osservare come le cose sono cambiate. Non sono poi tanto lontani i tempi in cui il mondo del lavoro –il mondo che sta fuori di casa– era esclusivamente maschile. Ma allo stesso tempo, guardando al presente e al domani, è evidente un fatto: le organizzazioni funzionano in base a modelli maschili, in base a regole stabilite da un solo sesso. Questa situazione è, evidentemente, fonte di problemi. Penalizza le persone che lavorano e penalizza le organizzazioni: il non tener conto appieno di un punto di vista è rinuncia a una ricchezza, è perdita secca per tutti. Consapevolmente parlo di sesso, così come un tempo si intendeva quando nel mondo della scuola si parlava di classi miste, classi che accolgono, con parità di diritti e di doveri, studenti di ambo i sessi. Parlo di sesso e non di genere.
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Come le donne rifaranno l’Italia
La narrazione del patriarcato non funziona più. Doesn’t work. Non si trova una sola donna, ma non ci sono nemmeno troppi uomini disposti a credere che il mondo gira soltanto se uno dei due sessi si mette al centro, nella parte dell’Assolutom tenendo l’altro fuori e sotto il tallone. Questa, semmai, è la malattia da cui il mondo chiede di guarire.
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Valorizzare la diversità per raggiungere obiettivi comuni
Linda Gilli, cavaliere del lavoro e alla guida di Inaz, ci fornisce una prospettiva differente: ci introduce un tema delicato, quello normativo. Perché è affascinante parlare di potenzialità della tecnologia, di lavoro a distanza, di mobile working. Ma se quando una donna è in maternità, per legge, non può lavorare nemmeno dal computer di casa sua, allora lo scenario può complicarsi.
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