Ogni 1000 matrimoni si registrano 297 separazioni e 181 divorzi. Un bel problema per un Paese cattolico. E poi la famiglia e’ garanzia di ordine sociale. Se lasciar fare alle frecce di cupido porta effetti devastanti meglio giocare d’anticipo e fare un salto indietro nei bei vecchi tempi. Che siano mamma e papa’ a scegliere, vista la provata incapacita’ delle nuove generazioni a costruire legami stabili. L’autorevole autore della proposta pero’ ha scordato un dettaglio sostanziale per l’attuazione della salvifica proposta. Nella famiglia del terzo millennio i papà e le mamme sono già più di due, la famiglia allargata ha preso piede alla grande. Un piccolo esercito di nonne, zii, cugini e parenti acquisiti vari. Come faranno a mettersi d’accordo?
Già, il senso. Ha senso raccontare da dove vengo per capire l’atteggiamento verso la vita, il lavoro, le relazioni. Mio padre, già quarant’anni fa mi ripeteva che i confini non hanno senso, che il mondo è grande, che le opportunità bisogna andarsele a cercare. Mi diceva anche dovevo sempre pormi in una situazione di vantaggio, che dovevo poter essere libera di scegliere. Ma che per farlo avrei dovuto studiare, lavorare tanto. Lui voleva un figlio maschio, mi diceva sempre che se fosse nato un maschio l’avrebbe chiamato Paolo.
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Anche delegare è un’arte. Bisogna avere capacità e personalità per individuare persone a cui affidare compiti di responsabilità. Proprio questo è il dilemma delle donne che devono dividersi tra le fatiche di manager e quelle di moglie, mamma, figlia eccetera.
Chiara Lupi, autrice di Dirigenti Disperate, descrive in prima persona la frenetica attività di quell’universo rosa “costretto” a misurarsi tra famiglia e lavoro e ossessionato dalla mania di perfezionismo o sindrome di Bree, dal nome della protagonista perfezionista di Desperate housewives. «Ci prendiamo tremendamente sul serio scrive la Lupi nell’introduzione ricerchiamo disperatamente la perfezione con il rischio di vivere male sia la dimensione professionale, sia quella privata».
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