Titola così il bell’articolo che il settimanale femminile Tu Style ha dedicato al mio libro Ci vorrebbe una moglie. Lavorare senza sensi di colpa nè preoccupazioni ‘altre’ (i bambini, la spesa, l’apparecchio per i denti) per gli uomini è normale: ci siamo noi a risolvere tutto. L’articolo inizia con una domanda: ma se è lei a fare carriera, al resto chi ci pensa?
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Simone de Beauvoir diceva che avremo la parita’ solo quando troveremo una donna stupida in un posto di responsabilità. Volendo attualizzare il concetto ai nostri giorni, mi vien da dire che avremo la parità quando troveremo un uomo che, come Anna Marie Slaughter, ex funzionario del Dipartimento di Stato Usa, affermerà di voler rallentare i propri ritmi di lavoro per seguire di più i figli. Finche’ la responsabilità dell’educazione dei figli sarà percepita come un impegno prevalentemente femminile, soprattutto dalle stesse madri, difficile immaginare grandi cambi culturali. In questo dibattito che riempie le pagine di quotidiani e settimanali, possibile che nessuno abbia bussato alla porta della rinunciataria più famosa del momento per chiedere: “Scusi, il padre dei due scapestrati che la costringono a rinunciare alla carriera, dov’è?”.
Con un minimo di prospettiva storica, possiamo osservare come le cose sono cambiate. Non sono poi tanto lontani i tempi in cui il mondo del lavoro –il mondo che sta fuori di casa– era esclusivamente maschile. Ma allo stesso tempo, guardando al presente e al domani, è evidente un fatto: le organizzazioni funzionano in base a modelli maschili, in base a regole stabilite da un solo sesso. Questa situazione è, evidentemente, fonte di problemi. Penalizza le persone che lavorano e penalizza le organizzazioni: il non tener conto appieno di un punto di vista è rinuncia a una ricchezza, è perdita secca per tutti. Consapevolmente parlo di sesso, così come un tempo si intendeva quando nel mondo della scuola si parlava di classi miste, classi che accolgono, con parità di diritti e di doveri, studenti di ambo i sessi. Parlo di sesso e non di genere.
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Valorizzare la diversità per raggiungere obiettivi comuni
Linda Gilli, cavaliere del lavoro e alla guida di Inaz, ci fornisce una prospettiva differente: ci introduce un tema delicato, quello normativo. Perché è affascinante parlare di potenzialità della tecnologia, di lavoro a distanza, di mobile working. Ma se quando una donna è in maternità, per legge, non può lavorare nemmeno dal computer di casa sua, allora lo scenario può complicarsi.
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