Il lavoro è al centro del dibattito: il lavoro che non c’è, per i giovani, e il lavoro che vorrebbero, le donne, che più degli uomini faticano a conciliare le diverse dimensioni di una stessa vita. Domani cerchiamo di analizzare il fenomeno attraverso le narrazioni di tre autori che hanno analizzato il problema da punti di vista differenti. Perché differenti sono le responsabilità e, come sempre, ragionare insieme può aiutare a costruire un diverso punto di vista. Al di là degli stereotipi e dei luoghi comuni.
Gli uomini e le donne, in Italia, non hanno le medesime opportunità. L’ha sancito anche il World Economic Forum, che nel report Global Gender Gap ci assegna un ‘onorevole’ 80esimo posto.
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Si celebra oggi la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ne ho già parlato in un precedente post, ma la gravità di quel che accade mi suggerisce di tornare sull’argomento.
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La vita delle donne manager è durissima. Certamente, lo è più di quella degli uomini nelle stesse posizioni. L’avventura di una carriera al femminile pare spesso una ‘mission impossible’ e, quando arriva il momento di dedicarsi anche a un progetto familiare, molte donne ridimensionano i propri obiettivi professionali, non vedendo una soluzione alle difficoltà organizzative imposte dalle incombenze extra-lavorative. Perché tocca alle donne questa rinuncia? Questione culturale, retaggio di un passato che si trascina pesantemente nel nostro presente e condiziona molte di noi, tra sensi di colpa e mancanza di alternative, che costringono a sacrificare una parte importante della nostra vita. Ma qualche storia a lieto fine la conosciamo e vogliamo raccontarvela, sperando che sia d’ispirazione per tutti coloro che il problema non se lo sono posto, o che lo definiscono ‘superato’.
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